Non c’è tregua per il Motorsport, che a pochi giorni dalla scomparsa del pilota Ralf Waldmann, subisce un’altra dolorosissima perdita. Ivano Beggio, storico presidente di Aprilia, si è spento a 73 anni dopo aver sopportato a lungo la malattia, che, infine, l’ha vinto. L’annuncio della triste notizia è stato comunicato dai suoi collaboratori mentre la data delle esequie non è ancora stata resa pubblica.
Ivano Beggio, il simbolo della riscossa della moto made in Italy
I più lo ricordano come colui che lanciò nella leggenda grandi piloti del calibro di Valentino Rossi e Max Biaggi, ma anche Locatelli, Melandri, Gramigni, Poggiali.
In realtà, Ivano Beggio era molto di più. Beggio ereditò la Casa di Noale nel 1968 da suo padre, Alberto, ma fu lui a renderla grande e conosciuta in tutto il mondo. Mister Aprilia puntava in alto e catapultò l’azienda dalla piccola realtà locale in cui era nata a quella internazionale. Nel 1998 fu insignito del titolo di “Cavaliere del lavoro” per aver portato l’Aprilia a “elevatissimi livelli di innovazione tecnologico-produttiva. L’azienda è passata da un fatturato di 7 miliardi di lire del 1982 agli oltre 970 del 1997. Dai 50mila motoveicoli prodotti nel 1991 al 290mila del 1997 dei quali il 45% destinati all’export. Le moto con il marchio Aprilia si sono aggiudicate 9 campionati del mondo, con più di 70 vittorie nei gran Premi, confrontandosi con i colossi dell’industria motoristica giapponese“.
Questa non fu la sola onorificenza che gli venne consegnata. Oltre all’essere nominato “Cavaliere del lavoro” e “Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana”, gli furono consegnate anche due lauree honoris causa, una di ingegneria meccanica dall’Università di Pisa (nel 1999) e l’altra in economia aziendale dalla Ca’ Foscari di Venezia (nel 2002).