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Andrea Iannone dopo Austin: “Quanto fango su di me, ma adesso sono tornato”

Quando non entri dalla porta dei predestinati e arrivi ai piani alti della MotoGp, ti tocca lavorare duro per non colare a picco ai primi terremoti. Se sei una meteora, poi, ed appartieni a quella sezione di mondo che si chiama Italia, in ragione di certi costumi e di determinati atteggiamenti il sisma è amplificato. Fino a metà settimana già si parlava di “fine” per Andrea Iannone. Con 28 anni sul groppone, l’abruzzese ha avvertito la vertigine della disoccupazione dopo la anonima stagione 2017 con il passaggio in Suzuki. Si parlava (ed ancora si parla in verità) di uno Jorge Lorenzo pronto a rilevarlo nella scuderia di Hamamatsu. Ma con il terzo posto conquistato brillantemente nel GP di Austin, le carte in tavola cambiano.

“Stavo esplodendo”

Con una moto oggettivamente inferiore ad Honda, Yamaha e Ducati, Iannone ha costruito il suo piccolo, personale successo già dal sabato, rendendosi protagonista di un’ottima sessione di qualifiche. In gara poi ci ha messo del suo: quel suo, speciale, particolare, spirito combattivo che l’aveva condotto nell’olimpo della classe regina nel biennio 2013-2015. “È stata una gara molto combattuta — ha riferito Andrea al termine del GP — la moto si muoveva troppo, ma abbiamo fatto dei grandi miglioramenti. La Suzuki è molto veloce nei cambi di direzione e in percorrenza di curva, ma abbiamo problemi nel pick-up, quando occorre tirarla su e lanciarla in accelerazione“. Iannone ha quindi tirato un fiatone e vomitato tanta emozione e troppa adrenalina repressa: “In questi anni ho incassato tanto, sono stato sul punto di esplodere — ha detto mentre qualche lacrima tradiva la fermezza delle sue parole — devo solo ringraziare le persone che mi sono state vicino. Sono stato più forte di tutte le voci che la gente mi sputava addosso“.

Dovi: “Bene ma dobbiamo crescere”

Soddisfatto anche Andrea Dovizioso, partito in ottava casella senza troppe veilleità. Doveva arginare il danno, difendendosi in una pista poco affine ai cavalli desmodromici della sua GP18 e l’ha fatto alla grande, centrando un quinto posto con maestria e attraverso il solito polso della domenica. “Non è male tornare in Europa da primo in campionato” ha ribattuto Dovi, commentando la sua leadership provvisoria in classifica piloti, a +1 su Marquez. “Speravo di essere più competitivo sia in Argentina che qui. Ma abbiamo fatto fatica come l’anno scorso. Nel 2017 eravamo molto lontani dalla testa ed ora siamo primi. Abbiamo portato a casa il massimo. Il problema è lo stesso da cinque anni: a centro curva è il punto dove perdiamo di più, ma abbiamo il nostro Dna, siamo forti in accelerazione in rettilineo, dove devi correre e devi fermare“.

Inarrestabile Marquez

Il più felice, però, è Marc Marquez. Nel mirino mediatico sin dallo scorso Gran Premio, il Cabronçito ha semplicemente portato a termine la gara perfetta. Il modo in cui è balzato al comando nelle prime tre curve ed ha poi staccato tutti con una corsa a sé ha dell’incredibile. Ma a sua detta, non è stato facile come è sembrato: “Mai in carriera mi era capitato di fare una gara così tirata dall’inizio come oggi. Per me è stata una questione di strategia: dovevo partire bene e poi spingere perché oggi non avevo la fiducia per battagliare e quindi dovevo cercare di andare in fuga per arrivare al traguardo. Abbiamo preso 25 punti e possiamo tornare in Spagna molto contenti“.