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Rosberg, ecco le “torture” psicologiche subite da Schumi

Rosberg, ecco le "torture" psicologiche subite da Schumi

Riuscire ad avere una convivenza il più possibile serena con un compagno di squadra non è mai semplice. A volte, infatti, soprattutto quando si è in lotta per uno stesso obiettivo diventa complesso mantenere l’equilibrio e può nascere una sorta di “invidia” quando l’altro riesce a ottenere successi importanti. Ne sanno qualcosa Nico Rosberg e Michael Schumacher, che hanno condiviso il box per ben tre stagioni in Mercedes: il sette volte campione del mondo, a detta dell’ex pilota, non si sarebbe comportato sempre correttamente nei suoi confronti, ma anzi avrebbe messo in atto una serie di “torture” psicologiche pesanti da sopportare.

Una convivenza tutt’altro che pacifica

Nico Rosberg è stato l’ultimo a conquistare il titolo di campione del mondo con la Mercedes prima di Lewis Hamilton e in grado di farsi apprezzare per la signorilità che non è mai mancata prima e dopo le gare e nei confronti degli avversari. Il tedesco è riuscito a compiere una scelta che, almeno sul momento, poteva sembrare azzardata, ma che ha dato prova di tutto il suo coraggio: dare l’addio alla Formula uno proprio all’indomani del trionfo. Una decisione che pochi arrivano a prendere, ma fatta per l’intento di smettere proprio quando si è al massimo della forma.

Per arrivare a quel trionfo è stata però necessaria una lunga preparazione in cui ha fatto il possibile per migliorare la sua tecnica di guida grazie anche al supporto dei compagni di squadra. Tra questi, c’è stato anche un pilota a cui le vittorie non sono mancate di certo: il connazionale Michael Schumacher. I due hanno vissuto fianco a fianco nel box delle Frecce d’Argento per ben tre anni, ma pochi erano finora a conoscenza del rapporto nato tra loro. Questo, infatti, sarebbe stato tutt’altro che idilliaco, come ha rivelato per la prima volta lo stesso Nico.

Parole forti come pietre

Da allora sono trascorsi quasi dieci anni, ma solo ora Rosberg ha deciso di rivelare come quel periodo per lui fosse stato difficile da sopportare. L’ex ferrarista, infatti, avrebbe compiuto nei suoi confronti addirittura della “torture” psicologiche che solo chi era vicino a loro quotidianamente avrebbe potuto vedere.

“Ho avuto Michael Schumacher come compagno di squadra per tre anni – ha detto il campione del mondo 2016 nella conversazione avuta con Daniel Ricciardo nel suo podcast Beyond Victory -. Lui era l’uomo dei giochi mentali: non deve neanche pensarci, gli viene naturale, è semplicemente fatto così. È stato un processo di apprendimento molto grande. Michael aveva una mentalità guerriera fenomenale. E io la vivevo e la respiravo ogni giorno, a volte all’estremo. Dalla mattina alla sera cercava solo di entrarmi nel cervello e di rovinare la mia autostima.

Per spiegare in maniera ancora più chiara cosa era costretto a sopportare Nico ha voluto fare un esempio concreto: “Nel garage c’era solo un bagno. A dieci minuti dall’inizio, quando avevo appena il tempo per fare l’ultima pipì, prima di salire in macchina, scendo e lo trovo occupato. Quindi, pensando che dentro ci fosse un meccanico, busso alla porta e dico: ‘Sono Nico, per favore, fammi entrare’, perché avevo la priorità. Ma nessuno risponde, anche se sento che dentro c’è qualcuno. Era Michael, appoggiato al muro, che guardava l’orologio e faceva il conto alla rovescia: sapendo che se fosse riuscito ad uscire dal bagno a tre minuti dall’inizio delle qualifiche avrebbe potuto salire in macchina, mettersi le cinture di sicurezza e andare in pista senza perdere tempo o rovinare la sua strategia”.

schumacher Mercedes
Michael Schumacher in pista con la Mercedes (Foto: Flickr)

Questo modo di agire, come ha confessato l’ex pilota, avrebbe avuto l’effetto di danneggiare la sua prestazione volutamente: “E io, invece, stavo lì fuori in pieno panico, perché non potevo iniziare le qualifiche con la vescica piena, sarebbe stato un disastro. A quel punto non avevo altra scelta: ho urinato nel secchio dell’olio che stava nell’angolo, davanti a tutti i meccanici che lavoravano e correvano da tutte le parti. Ho trovato questa soluzione, ma il panico ha comunque condizionato le mie qualifiche. Mentre sono lì, la porta si apre, Michael esce fuori tutto tranquillo, e corre via verso la macchina. Giochetti di questo tipo erano all’ordine del giorno” – ha concluso Rosberg.