La fusione tra FCA e Renault, nata da un’idea del gruppo italiano con l’obiettivo di creare una realtà di primario livello in ambito automobilistico e dotata anche di un portafoglio di veicoli che avrebbe avuto pochi uguali, non ci sarà . Lo stop è arrivato ufficialmente nelle ultime ore a causa di alcune divergenze nate tra le due parti.
In Francia si parla di pressioni dall’Italia ritenute inaccettabili. In modo particolare, la parte transalpina del fronte avrebbe insistito a più riprese sull’idea di poter contare su una sede a Parigi, oltre a garanzia ben precise in ambito occupazionale e produttivo. Il ruolo di presidente del colosso che si sarebbe prefigurato sarebbe spettato a John Elkann, mentre l’amministratore delegato avrebbe potuto essere indicato da Renault. Non sono mancate indiscrezioni anche su un possibile ostacolo nato da parte di Nissan, che opera da tempo in sinergia con l’azienda che ha dato vita a modelli di successo quali Clio, Capture ed Espace. Così però non sarà : FCA punta innanzitutto a preservare i propri interessi, cosa che non sarebbe potuta accadere del tutto con la nuova realtà che sarebbe sorta.
Una presa di posizione ben precisa
A poche ore dall’ufficializzazione della mancata fusione con Renault John Elkann, presidente di FCA prende la parola e spiega cosa abbia portato a prendere questa decisione quando tutto sembrava ormai a un passo.
“Ci vuole coraggio per iniziare un dialogo come abbiamo fatto noi – ha detto il dirigente in una lettera inviata ai dipendenti -. Quando però diventa chiaro che le conversazioni sono state portate fino al punto oltre il quale diventa irragionevole spingersi, è necessario essere altrettanto coraggiosi per interromperle e ritornare immediatamente all’importante lavoro che abbiamo da fare“.
Non c’è comunque alcun pentimento rispetto all’idea iniziale, ma l’analisi della situazione e di tutti i pro e i contro che ne sarebbero derivati ha portato a questa decisione: “La decisione di iniziare queste conversazioni con Groupe Renault è stata corretta, una decisione che abbiamo preso dopo esserci preparati su tutti i fronti – prosegue ancora Elkann -. L’ampio consenso che ha ricevuto è stato un chiaro segnale che il nostro tempismo, così come l’equilibrio di ciò che abbiamo proposto, erano corretti. La scelta di interrompere il dialogo non è stata presa con leggerezza ma con un obiettivo in mente: la protezione degli interessi della nostra società e di coloro che lavorano qui, tenendo chiaramente in considerazione tutti i nostri stakeholder“.