Il 22 maggio dal 2017 non è più una data come le altre per gli appassionati di motori. Sono infatti trascorsi tre anni dalla scomparsa di Nicky Hayden, il pilota statunitense che se n’è andato a soli 36 anni dopo essere stato investito prima mentre si stava allenando in bicicletta, come aveva fatto moltissime altre volte, nei pressi di Misano. Nel corso della sua carriera aveva avuto la possibilità di gareggiare sia in MotoGp, sia in Superbike: tra i suoi successi più importanti spicca il titolo di campione del mondo nella classe regina conquistato nel 2006.
Un campione con il sorriso
Paradossalmente, almeno per un pilota abituato a rischiare la vita sulle piste, l’appuntamento con la morte per Nicky Hayden è avvenuto allenandosi in bici, lontano dai circuiti. Il “Kentucky Kid”, come era soprannominato, si era trasferito nel 2017 in un hotel sulla Riviera Romagnola dove poter restare per tutta la stagione agonistica e amava particolarmente potersi allenare in bicicletta, momento che gli permetteva di stare a contatto con la natura. Nessuno si sarebbe aspettato, però, che il 17 maggio un incrocio avrebbe segnato per sempre la sua esistenza.
Anche in un momento così difficile Nicky era però riuscito a tirare fuori la sua voglia di combattere e ha lottato per ben cinque giorni, purtroppo con un esito infausto.
Il 2006 il suo anno più bello
Pur essendone andato via troppo presto, i numeri che hanno caratterizzato la carriera di Hayden sono certamente importanti. Il pilota vantava inoltre un primato particolare che non può che rendere orgoglioso chi ha in comune con lui le origini: è stato infatti l‘ultimo americano a vincere il Motomondiale.
Grande il legame con la famiglia, legata al mondo dei motori (ha due fratelli, entrambi piloti professionisti, e poi il padre che correva con il numero 69, lo stesso adottato poi da Hayden e ritirato dalla MotoGp in segno commemorativo.
La sua carriera da professionista inizia nel 1998, quando ha la possibilità di debuttare nella classe Supersport sul circuito americano di Laguna Seca con una Suzuki GSX 600R. Pur essendo ancora giovanissimo (non aveva neanche 20 anni), i risultati non tardano ad arrivare. Il salto in MotoGp arriva nel 2003 con la Honda, dove ha la possibilità di condividere il box con Valentino Rossi. La prima vittoria arriva proprio in patria nel 2005, stagione in cui arriva il terzo posto nella classifica piloti finale. L’aanno della svolta è il 2006 quando riesce a laurearsi campione del mondo. È la fine, dopo quattro anni, dell’invincibilità del “Dottore”.
Da lì in avanti le soddisfazioni non saranno costanti, nemmeno durante il trasferimento, datato 2009, alla Ducati, dove la sinergia con Casey Stoner non manca comunque mai (lo stesso accadrà con l’approdo successivo del centauro di Tavullia, a cui è legato da una splendida amicizia). Dal 2016 l’approdo in Superbike con la Honda.
Amato da compagni e avversari
La voglia di non arrendersi e di migliorare costantemente sono sempre state tra le caratteristiche distintive di Hayden. Non è un caso che non abbia mai avuto dissapori particolari con chi lavorava al suo fianco. Un modo di agire che non è sempre semplice ritrovare in un pilota, ma che lo ha fatto apprezzare ancora di più.
Una delle poche occasioni in cui è arrivato ad alzare la voce è stata proprio nel 2006, quando finì a terra in Portogallo in seguito a un contatto con Dani Pedrosa. Il timore di perdere il Mondiale era forte, ma tutto poi riuscì a concludersi al meglio. In diverse occasioni è stato inoltre scelto come volto per alcune campagne commerciali. Sorriso e semplicità non potevano che colpire il pubblico.
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