Con il risultato del GP di Valencia, Joan Mir si laurea campione del mondo per la secondo volta in carriera, la prima in classe regina. Si conclude così la caccia al titolo iridato della stagione più strana di sempre, una stagione connaturata dall’infortunio di Marc Marquez che ha inevitabilmente mischiato le carte tanto da produrre ben 5 “nuovi” vincitori, ovvero 5 piloti che prima del 2020 non avevano mai vinto un GP; parliamo di Binder, Oliveira, Quartararo, Morbidelli e lo stesso Mir. Una stagione influenzata prevedibilmente, seppur in piccola parte, anche dal Coronavirus, che non è mancato dai box del circus. Con questo inaspettato trionfo la Suzuki torna a vincere un campionato del mondo, iride che mancava alla casa di Hamamatsu dal 2000, quando Kenny Roberts Jr divenne campione del mondo di quella che sarebbe stata la penultima stagione delle “500”.
Mir si siede al tavolo dei grandi, secondo campionato del mondo
La vittoria di Joan Mir è la vittoria della costanza, del lavoro, di una metodologia vincente portata da Davide Brivio che ha saputo scegliere e far crescere due piloti come Rins e lo stesso Mir, puntandoci quando forse nessuno avrebbe creduto potessero raggiungere questi risultati. Brivio ha saputo trasmettere gli anni di esperienza e di vittorie arrivati sotto la gestione Valentino Rossi ed applicando il metodo europeo a quello giapponese ha prodotto una moto apparentemente perfetta capace di portarlo alla vittoria iridata. Il campionato di Mir ha rasentato la perfezione, seppur sia arrivata solo una vittoria (manca ancora una gara alla fine), il giovane spagnolo ha centrato 7 podi cogliendo sempre punti importanti e allungando sui rivali di gara in gara, non sbagliando mai e sfoderando gare spettacolari impreziosite da rimonte a suon di sorpassi.
Alla vigilia di questa stagione, in considerazione anche dei risultati dello scorso campionato nessuno si aspettava la vittoria finale di Mir che però, adesso, può sedersi al tavolo dei grandi. Era dal 2006 che non vinceva il titolo un pilota diverso Valentino Rossi, Casey Stoner, Jorge Lorenzo e Marc Marquez, all’epoca ci riuscì Nicky Hayden sulla Honda mentre oggi lo spagnolo lo ha fatto con la Suzuki, che agli inizi degli anni 90, con Kevin Schwantz in sella (campione del mondo nel 1993), era una delle moto simbolo del motomondiale, chissà che questo possa essere solo il primo di una serie di titoli mondiali.
Dalla Moto3 alla MotoGP, storia di un predestinato
La vittoria iridata di Mir simboleggia la continuità della scuola spagnola, capace di sfornare talenti in rapida successione. Le qualità del neo-campione del mondo si erano già intraviste nel motomondiale quando nel 2016 vinse la sua prima gara in Moto3 in Austria, per poi diventare campione del mondo l’anno successivo con ben 10 successi davanti a Romano Fenati. Nel 2018 Mir compie il salto nella classe intermedia nel Team Marc VDS cogliendo 4 podi che gli aprirono le porte della MotoGP. Davide Brivio infatti lo volle fortemente in sella sua Suzuki e bruciando la concorrenza di altre case lo affiancò alla prima guida Alex Rins. Il resto, come si dice, è storia, Mir vince il campionato del mondo 2020, nel 2021 sarà lui l’uomo da battere.
Foto in alto: Fotogramma Twitter MotoGP.com
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