Nella stagione 2017 del Motomondiale, da poco iniziata, spicca una novità rilevante nel regolamento: è stata infatti eliminata la patente a punti dalla classe MotoGp. Il sistema di penalità sulla licenza era stato introdotto nel 2013 con l’obiettivo di migliorare la sportività dei piloti in pista. Nel 2015 la norma aveva portato Valentino Rossi a essere penalizzato, impedendo che potesse conquistare il decimo titolo in carriera.
Una norma per punire i comportamenti antisportivi
La patente a punti arriva nel 2013 in MotoGp, facendo seguito a quanto già accadeva nelle classi Moto2 e Moto3. Si tratta di una norma introdotta per punire eventuali scorrettezze tra i piloti e favorire quindi un atteggiamento sportivo tra avversari. Il sistema prevedeva una serie di possibili penalizzazioni in una scala da 1 a 10.
Chi metteva a rischio l’incolumità degli altri inevitabilmente subiva una sanzione con conseguenze importanti in classifica.
Cosa cambia nel regolamento
Diventa quindi fondamentale capire quali saranno gli effetti dell’abolizione della norma. Il provvedimento è ritenuto non più necessario per la possibilità dei commissari di applicare altre sanzioni ai danni dei piloti. Solo le prossime gare ci potranno però svelare il livello di discrezionalità dei giudici e quale potrebbe essere il meccanismo in grado di portare a penalizzazioni più pesanti.
Il parere dei commissari sarà considerato però insindacabile: non sarà infatti possibile ricorrere in appello contro una decisione del collegio dei commissari se la misura presa dall’organo è di tipo disciplinare.
Una norma controversa
La patente a punti è stata spesso criticata e poco accettata dai piloti. Emblematico quanto accaduto nel 2015, quando l’assegnazione del titolo fu condizionata proprio dal provvedimento. Valentino Rossi, infatti, subì una sanzione a causa del “calcetto” rifilato in pista a Marc Marquez. Un provvedimento che andava a sommarsi con un’analoga penalità subita a Misano.
In occasione dell’ultimo Gran Premio stagionale, a Valencia, il “Dottore” fu così costretto a partire in ultima posizione. In quella gara il pilota pesarese avrebbe potuto ancora assicurarsi il titolo, il decimo in carriera. La decisione dei giudice inevitabilmente compromise le sue possibilità. A laurearsi campione del mondo fu poi Jorge Lorenzo, ma da allora i rapporti tra il numero 46 e Marquez, attuale campione in carica, sono inevitabilmente compromessi.