“I team sono importanti per la F1, ma la Ferrari lo è di più. Per questo negli anni sono state fatte molte cose che hanno aiutato Maranello a vincere“: è un Bernie Ecclestone inedito ma non troppo quello che si è raccontato ai microfoni di Marco Mensurati di Repubblica. A pochi giorni dal suo 87esimo compleanno, sarebbe tempo di fare i conti con quanto fatto e costruito. Bernie non sembra dello stesso avviso, mostrandosi il solito cinico, sprezzante e carismatico individuo che ha partorito la F1 per come la conosciamo.
L’amaro in bocca
La stagione di Formula Uno appena conclusasi è la prima senza Ecclestone al comando: partito come concessionario d’auto in un piccolo paesino inglese, Bernie ha venduto la sua quota maggioritaria del Circus agli americani di Liberty Media per una somma di nove miliardi e mezzo di dollari. Proprio in merito alla gestione a stelle e strisce, Ecclestone ha commentato con la sua solita verve il teatrino tirato su nello show pre-partenza della tappa di Austin. “Forse è stata fantastica per gli americani ma per la F1, no“, punge, quindi continua: “Mi hanno mandato un sacco di commenti i miei amici, uno diceva. A un certo punto mi aspettavo saltasse fuori Biancaneve. Avevo costruito un ristorante stellato, loro lo stanno trasformando in un McDonald’s. A un certo punto ho visto saltare fuori due piloti della Sauber tutti vestiti di rosa. Ho pensato: finalmente una bella coppia di piloti finocchi in Formula 1“.
Berne il mordente
Richiamato all’ordine dall’intervistatore, Bernie ha sottolineato: “I piloti non vestono così! Se mai avessi avuto qualcosa a che fare con quelli, li avrei fatti tornare indietro a cambiarsi. Vestitevi in modo appropriato, gli avrei detto. Esiste una componente di machismo in Formula 1, e va rispettata“. Si è quindi collegato, a braccio, con la trita e ritrita storia del suo politicalmente scorretto: “La cosa delle donne (le aveva definite “addetti domestici”, ndr), come questa sui piloti finocchi, era una battuta. Ho un senso dell’umorismo un po’ irriverente. Mi spiace se qualcuno non lo capisce. Capita spesso, soprattutto con gli americani“.
F1 uguale Ferrari, Ferrari uguale F1
Ritorno al discorso Ferrari, Ecclestone ha innanzitutto evidenziato l’importanza di Enzo Ferrari nella sua vita e nel suo successo, definendolo un “uomo straordinario, coraggioso, visionario” a cui deve molto e per cui, non casualmente, F1 e Ferrari sono due “realtà indissolubili“: “La F1 è la Ferrari. La Ferrari è F1“. Per questa ragione “aiutare la Ferrari è sempre stata la cosa più intelligente da fare. Ed è sempre, sempre sempre stato fatto attraverso i regolamenti tecnici“. Posizione diplomatica, che non poteva non generare eco a Maranello. “Io credo che Bernie debba ringraziare la Ferrari per avergli dato la possibilità di gestire la Formula 1 e, grazie alla nostra assistenza, di essere diventato miliardario“, ha tuonato Sergio Marchionne, su cui peraltro Ecclestone aveva manifestato notevoli apprezzamenti. “Gli faccio i complimenti e che Dio lo benedica. Lui ha fatto tanto per questo sport ma anche la Ferrari ha fatto tanto per la Formula 1“.