Nonostante gli ecoincentivi e le campagne ministeriali di ecosostenibilità, il peggior difetto delle auto elettriche è il loro prezzo di mercato relativamente alto. Pochi, però, sanno che da poco tempo a questa parte è possibile viaggiare con zero emissioni convertendo la propria auto ad un powertrain completamente elettrico. A sancire questa possibilità il recente “decreto retrofit“, D.M.T. n. 219 del 1° dicembre 2015. Il decreto consente di trasformare un veicolo ad alimentazione termica, cioè benzina o diesel, in un veicolo integralmente elettrico, senza bisogno di omologare nuovamente la vettura ma aggiornando la carta di circolazione. Un iter non diverso da chi si trova ad installare un impianto GPL o metano.
Come funziona
Il kit di conversione in alimentazone elettrica deve però essere rigorsamente prodotto da una azienda riconosciuta ed accreditata dal Ministero dei Trasporti, secondo le specifiche da questo definite. Chi ha intenzione di costruire un sistema di questo tipo deve dimostrare la qualità tecnica del progetto e deve produrlo secondo un ciclo che definisca standard precisi che permetta a qualsiasi officina autorizzata di installare e riparare la componentistica nel pieno rispetto delle quote di fabbricazione. Per gli utenti, poi, è necessario aggiornare semplicemente la carta di circolazione a patto che nella trasformazione non sia stato alterato alcun sistema di sicurezza e che l’auto sia disposta di un propulsore elettrico capace di erogare tra il 65% e il 100% della potenza originale.
La riqualificazione
In generale la riqualificazione di un auto a motore termico in una alimentazione ad emissioni zero può essere attuata sia su un veicolo circolante che in una vettura in fase di produzione ed assemblaggio. I costi di questa pratica sono drasticamente minori rispetto ai prezzi medi di compravendita delle auto elettriche: tra kit, montaggio e spese burocratiche si spenderebbe circa un terzo rispetto all’acquisto e l’immatricolazione di un veicolo ex novo. Senza considerare, poi, il guadagno tratto dall’annullamento (o quasi) delle spese di alimentazione, soprattutto se si valuta l’idea di ricorrere ad una ricarica domestica con un sistema di pannelli fotovoltaici. Una soluzione, quest’ultima, che renderebbe sostenibile non solo il mezzo ma anche l’abitazione.