Non si spengono gli strascichi per lo scandalo Dieselgate, che ormai da tempo sta coinvolgendo il Gruppo Volkswagen. La casa automobilista tedesca ha ora deciso di “risolvere” la situazione con lo Stato del New Jersey pagando la somma di 69 milioni di dollari. Qui infatti erano emersi numerosi reclami sui dati delle emissioni dei motori diesel.
Una controversia conclusa
Le conseguenze generate dallo scandalo Dieselgate stanno ormai diventando sempre più pesanti per Volkswagen. Il gruppo tedesco ha ora accettato di pagare un risarcimento pari a 69 milioni di dollari allo Stato americano del New Jersey. Questa soluzione, per quanto decisamente onerosa, scongiura il rischio di dover versare una penale di 1,2 miliardi di dollari come era stato inizialmente prospettato. L’accordo raggiunto tra le parti, come riportato dall’agenzia di stampa Reuters, è già stato depositato in Tribunale.
La conciliazione stipulata in questi giorni fa seguito a quella a cui si era arrivati nel mese di marzo con ben 10 Stati americani. In quel caso l’importo pagato dal gruppo teutonico era pari a 157 milioni di dollari.
Volkswagen ha già accettato di spendere fino a 25 miliardi dollari per mettere fine alla questione negli USA. La cifra è certamente importante, ma è stata calcolata tenendo presenti i costi per le multe comminate dagli enti governativi, oltre agli indennizzi da destinare ai proprietari e per il riacquisto delle vetture fuori norma.
Dieselgate: la situazione in Italia
Le conseguenze generate dallo scandalo Dieselgate per Volkswagen non sono comunque finite qui. Altroconsumo, ha avviato infatti qualche mese fa una class action in Italia a cui possono aderire gli utenti in possesso di veicoli le cui emissioni sono state truccate.
La prima udienza, in cui sarà possibile conoscere il numero esatto di richieste di risarcimento, è in programma il 6 dicembre presso il Tribunale di Venezia. In base a quanto emerso, gli utenti chiedono un indennizzo pari al 15% del prezzo di acquisto della vettura. La motivazione è chiara: pratica commerciale scorretta. In base a quanto indicato dall’associazione, la casa automobilistica tedesca avrebbe creato false aspettative nei clienti, spinti ad acquistare alcuni modelli dichiarando dati sulle emissioni inferiori rispetto a quelli reali. Questo ha inevitabilmente diminuito il valore del mezzo e spinto molti italiani a spese aggiuntive.