Allarme emissioni: i livelli di monossido di azoto emessi dai motori alimentati a diesel che dotano le automobili in circolazione sono da 4 a 7 volte più elevati rispetto alla quota rilevata nei test per le certificazioni ufficiali. È questo il dato sconcertante che emerge da una ricerca condotta dall’Istituto meterologico norvegese in partnership con l’Istituto internazionale per l’analisi dei sistemi applicati, al secolo Iiasa, in Austria. I ricercatori affermano che l‘inquinamento dovuto al rilascio di monossido d’azato sarebbe responsabile di circa 5mila morti premature in tutto il territorio dell’Unione Europea.
Nel vecchio continente
Stando alle stime dello studio, in Europa circolano circa 100 milioni di auto diesel, il doppio rispetto al resto del mondo. Nello specifico l’Istituto metereologico norvegese ha analizzato le concentrazioni e i depositi inquinanti conseguenze delle emissioni di veicoli diesel leggeri, prendendo a modello stime e campioni da diversi Paesi del Vecchio Continente in un diverso numero di anni. A fornire questi valori è stata la Iiasa, che ha anche effettuato una ricerca sugli effetti che l’alta concentrazione di ossidi ha sulla salute dell’uomo.
I primi e gli ultimi della classe
I Paesi che vantano il maggior numero di morti premature per via di questo tipo di emissioni sono Italia, Germania e Francia, non a caso gli Stati che hanno il più alto tasso di veicoli diesel in circolazione. Nel Belpaese, addirittura, il rischio relativo è risultato doppio rispetto ai nostri cugini francesi: “Questo dato riflette la cattiva qualità dell’aria, soprattutto nel nord Italia densamente popolato“, ha commentato Jan Eliof Jonson, a capo della ricerca. Record positivo per Norvegia, Finlandia e Cipro, dove il rischio pro-capite raggiunge una quota 14 volte più bassa rispetto alla media dell’Unione Europea.
Solo un altro tassello
Già nel 2015 uno studio pubblicato su Nature aveva messo in guardia dalla pericolosità delle emissioni diesel, dimostrando una certa e solida correlazione con malattei cardiache, respiratorie e tumori. Al tempo la ricerca fu firmata dall’equipe di Susan Anenberg dell’Enviromental Health Analytics di Washington. Adesso, a quanto pare, si è aggiunta un’altra pagina a far fronte contro le sempre più letali emissioni killer.