Cosa spinge un individuo o un gruppo di essi oggi, nel 2017, a rubare una vettura risalente a più di trent’anni fa? Un interrogativo che ha sicuramente toccato tanto le vittime del furto quanto gli inquirenti delle forze dell’ordine, che in un primo momento avranno sicuramente ponderato l’opzione dello scherzo. Ebbene, è successo qualche giorno fa a Foggia, quando una Fiat Regata del 1986 è stata rubata ai danni di un 80enne autoctono. La vettura si ritrovava chiusa nel box in cui era usualmente custodita, prima che i familiari si accorgessero della sua mancanza. Per i più giovani: la Fiat Regata fu una berlina prodotta dal 1983 al 1990. La sua lontana erede è la Fiat Tipo.
Un enigma che lasciava presagire altro
La macchina sembrava sparita nel nulla, come per magia. Ed il rompicapo sul movente del reato cresceva: considerato lo scarso valore dei materiali e dell’inesistente mercato “parallelo” dei suoi pezzi di ricambio, era ragionevole pensare ad uno scherzo finito male o, peggio, ad un atto intimidatorio dovuto a questioni personali. Il valore affettivo dell’auto era però immenso, come rievocato dalla figlia dell’80enne attraverrso un post su Facebook. Sui social la donna ha lanciato un appello rivolto alla cittadinanza: una deliberata richiesta di aiuto per riavere indietro “l’ultimo ricordo di una vita di lavoro di un pensionato“.
Un lieto fine? Non propriamente
Il lieto fine – lieto ma non lietissimo – non è tardato ad arrivare neppure una settimana dopo. La Polizia ha infatti comunicato alla famiglia il ritrovamento dell’auto perduta. La Regata era stata individuata nella zona vecchia della città, il centro storico per intenderci, in ottimo stato sebbene con alcune superficiali ammaccatture. Prima di riaverla indietro, però, è stato necessario il permesso del giudici e la possibilità di riprenderla. E la famiglia dell’80enne ha dovuto anche versare una quota per via dei giorni di deposito dell’auto. Insomma: oltre il danno anche la beffa.