In una villetta di Grays, centro dell’Essex in Inghilterra, è stata rubata una Mercedes Classe C serie W205 del valore di 35 mila sterline, che corrispondono a più di 41mila euro. La modalità del furto è stata insolita, infatti i ladri, la cui azione è stata registrata dalle telecamere a circuito chiuso che il proprietario aveva installato per motivi di sicurezza, non hanno usato mezzi convenzionali per forzare l’apertura dell’auto ma hanno usufruito della tecnologia digitale. Quindi il colpo della Mercedes è stato commesso da hacker di auto che sono riusciti a violare il circuito elettronico del veicolo, introducendosi nel sistema e sbloccando tutte le funzioni che impediscono l’accesso all’auto e la sua messa in moto.
Il colpo
I ladri della Mercedes di Grays sono dei pirati informatici che adottano degli stratagemmi elettronici e agiscono indisturbati, senza fare rumore e servendosi solo di un computer portatile. Il tabloid Mirror riporta la dinamica ricostruita dagli agenti di polizia: per intercettare la frequenza della chiave di Rete “Keyless Go”, la quale si trovava all’interno dell’abitazione, gli hacker hanno avvicinato un computer portatile, dalle dimensioni ridotte e molto maneggevole, alle pareti della casa. I due ladri hanno potuto rubare la Mercedes solo grazie all’uso della tecnologia: un uomo incappucciato teneva il computer in un a borsa mentre l’altro, dopo aver aperto l’auto, è riuscito a metterla in moto senza le chiavi. I due hacker tecnologici sono riusciti a scappare in pochi minuti con la Mercedes Classe C serie W205 del valore di oltre 41mila euro.
Gps disattivato
L’ultima speranza, per il proprietario della Mercedes e per la polizia, di ritrovare l’auto e risalire ai ladri era individuare la Mercedes tramite il segnale di localizzazione Gps, ma sfortunatamente non è servito a nulla. Infatti i due ladri, esperti d’informatica, avevano provveduto a disattivare anche la funzione Gps subito dopo aver compiuto il furto della Mercedes e quindi sono riusciti a scappare indisturbati. Questo furto alimenta così i dubbi sull’effettiva sicurezza e sulla vulnerabilità delle auto assemblate secondo sistemi elettronici più moderni.
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