Quasi mezzo miliardo, per la precisione 479 milioni di euro. A tanto ammonta il valore monetario delle multe che il comune di Napoli non riesce a riscuotere dal suo territorio. E si tratta di un buco – e che buco – in constante crescita, stando ai dati raccolti da Elaborazione ImpresaLavoro di Istat e Siope e pubblicati dal Corriere di recente. Un’inchiesta del Sole24Ore risalente al 2013 stipulava dettagliatamente la capacità di riscossione delle multe e delle sanzioni – cioè entrate extratributarie – delle maggiori città italiane: Bergamo prima della classe con un rendimento del 92%, seguita da Bolzano e Sondrio con 87%, quindi Massa a 82% e giù in fondo fino a Napoli, maglia nera con il 36.4%. Praticamente solo un napoletano su cinque paga il verbale che gli è stato emesso.
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Il dato s’incastra bene con l’allarme lanciato di recente da chi nell’amministrazione pubblica della Partenope deve far quadrare i conti della bilancia. Il sindaco Luigi De Magistris ha avverito con un post su facebook: “Non so come abbiamo pagato stipendi e garantito servizi. Il Governo doveva intervenire per far togliere il pignoramento. Non lo ha fatto. Bastava un segnale. Non è arrivato“. Chiara allusione al progetto municipale di “Napoli Riscossione” attraverso cui è stata eliminata quasi del tutto l’istituzione di Equitalia su suolo comunale.
Lo sfogo del sindaco
La critica del primo cittadino si è inasprita ancora di più: “Il Comune di Napoli ha il conto bloccato per circa 80 milioni di euro da Natale scorso per un pignoramento derivato da un commissariamento post terremoto 1980. Un debito quasi integrale dello Stato. Questo pignoramento per un soffio non ha provocato l’impossibilità di approvare il bilancio e pensate, solo per un attimo, come facciamo a governare in questo contesto avendo anche la cassa bloccata. Abbiamo resistito anche questa volta. Ma che ingiustizia ennesima! Ora si daranno soldi a Roma, Milano e Torino. Questa è l’Italia giusta e solidale che volete? Da noi la pazienza per le ingiustizie è terminata“. Una situazione tutt’altro che felice.