Le nazioni che appartengono all’Unione Europea devono rispettare il principio di reciprocità riguardo il riconoscimento delle multe. Quindi se un automobilista italiano commettesse un’infrazione in un Paese dell’UE, dovrebbe pagare una sanzione pecuniaria. Questo discorso vale anche per gli stranieri che vengono multati in Italia. Invece sorge un problema riguardo quegli Stati che non fanno parte dell’UE e non hanno sottoscritto il principio di reciprocità.
Come nasce il principio di reciprocità
Il principio di reciprocità è nato nel 2005 quando il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato la decisione quadro 2005/214/GAI. Secondo questa norma, voluta da Regno Unito, Svezia e Francia, gli automobilisti stranieri che commettono un’infrazione in un altro Paese, devono essere multati. Questa legge prevede che ci siano alcune autorità nazionali preposte per notificare e riscuotere le multe. Per quanto riguarda l’Italia, a Bolzano è presente il Centro europeo consumatori che si occupa anche delle multe prese all’estero. L’ente ha fatto sapere che diversi automobilisti italiani erano convinti, erroneamente, di non dover pagare la multa perché notificata attraverso posta ordinaria. Invece l’Unione Europea ha stabilito che i verbali devono essere notificati secondo le regole della nazione dov’è stata commessa l’infrazione. Quindi è normalissimo che alcune multe vengano consegnate per posta ordinaria e non attraverso una raccomandata.
Gli svizzeri non pagano: il caso Como
Il nostro Paese ha aderito al principio di reciprocità ben 11 anni dopo grazie al decreto legislativo numero 37 del 15 febbraio 2016, il quale è entrato in vigore il 27 marzo. Però la situazione dell’Italia è particolre, infatti confina con la Svizzera che, non appartenendo all’Unione Eropea, non adotta il principio di reciprocità. Spesso capita che le auto con targa Svizzera non paghino le sanzioni per le multe commesse sul territorio italiano. Ad esempio il comune di Como nello scorso anno non è riuscito a riscuotere 300.000 euro di multe. Da gennaio a ottobre 2016 i vigili hanno rilevato oltre 70.000 violazioni del Codice della Strada e quelle imputate a macchine con targa Svizzera avrebbero dovuto portare nelle casse del comune ben 340.000 euro. Invece solo il 15% del totale è stato riscosso con successo. Renato Gazzola, portavoce del Touring Club Svizzero, ha dichiarato sul sito tvsvizzera.it che il problema riguarda la società d’incasso a cui si rivolge Como, poi ha aggiunto: “Da un lato le multe arrivano con un certo ritardo dall’Italia e la gente si chiede perché dovrebbe pagare qualcosa risalente a tre o quattro anni prima”.
Presentare un ricorso
Il verbale, per i residenti all’estero, deve essere notificato entro un anno. Tutti gli automobilisti sono costretti a pagare le multe, indipendentemente dal posto in cui sono state commesse le infrazioni. Per contestare ogni contravvenzione ci si può trovare di fronte a procedure complesse ed è importante presentare il ricorso nei tempi stabiliti. Inoltre il ricorso spesso si deve presentare nella lingua del Paese in cui si è commessa l’infrazione e segue le leggi dello stesso. Capita di frequente che gli automobilisti ricevano solleciti di pagamento riguardo a pedaggi, passaggi in ZTL o parcheggi. Un suggerimento potrebbe essere quello di conservare tutti gli scontrini in modo da dimostrare il pagamento effettuato. Se invece nel verbale notificato non fosse presente il motivo per il quale la violazione non è stata contestata immediatamente, l’automobilista potrebbe fare ricorso al Giudice di Pace e ottenere l’annullamento del verbale.