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Omicidio stradale, Aci: “La legge è controproducente, bisogna rivederla”

Dati alla mano, la legge sull’omicidio stradale non sembra soltanto poco efficace ma, nei risvolti, perfino controproducente. In seguito alle osservazioni della redazione Quattroruote e del suo direttore Gian Luca Pellegrini, il presidente dell’Automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani, ha analizzato la norma ritenuta fallace fino a denunciare il rischio del “boom di omissione di soccorso“.

Numeri problematici

Le statistiche diffuse dall’Asaps relative ai primi tre mesi dall’entrata in vigore del nuovo provvedimento sono abbastanza lapidarie: nei mesi di aprile, maggio e giugno i fenomeni di pirateria stradale sono stati 294 – a fronte dei 245 del medesimo trimestre del 2015 –  e si segna quindi un +20%. I feriti sono aumentati da quota 313 del 2015 a 366 del 2016, un netto +16.9%. Stabile il numero delle vittime, 33. Se ad inizio anno le conseguenze del debutto della norma segnavano parametri positivi, a metà 2016 i risvolti si sono rivelati così catastrofici da vanificare il trend positivo.

Effetti catastrofici

Secondo la legge, l’omicidio stradale può essere comminato a chiunque provochi la morte di una persona guidando in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti, anche per comportamenti eccezionalmente pericolosi come una guida spericolata. Il reato prevede la reclusione fino a 12 anni, 18 nei casi più aggravati con omicidio plurimo o fuga, e sanzione accessoria di revoca della patente da 5 a 30 anni in caso di condanna. La revoca è inoltre prevista in occorrenza di lesioni stradali gravi dovuti a condotte di guida pericolose; non è necessario guidare in stato di ebbrezza o sotto stupefacenti per causare un incidente. Qualsiasi tipo di distrazione può diventare la causa scatenante di un sinistro e la pena consiste nel ritiro della patente. Ed è quest’ultima, infatti, la comma più contestata della legge.

L’appello del presidente

Sticchi Damiani ha detto: “Troppe fughe per paura delle conseguenze. Come abbiamo già evidenziato durante le fasi di dibattimento della legge non è pensabile che per chi si ferma a prestare soccorso scattino automaticamente le manette. Il rischio è che non si fermi più nessuno e che le omissioni aumentino esponenzialmente“. Secondo il presidente dell’Aci, insomma, non resta che modificare la legge corrente: “È fondamentale intervenire sulla norma prima che queste criticità rischino di compromettere le ragioni, validissime, che hanno guidato la mano del legislatore“.

sticchi