“Osas” e apnee notturne: la sindrome fatale alla guida

“Osas” e apnee notturne: la sindrome fatale alla guida

Solo in Italia ci sono oltre due milioni di persone che ne soffrono, eppure della Sindrome delle apnee ostruttive del sonno se ne parla davvero troppo poco. La Osas, questa la sua sigla, è una patologia molto particolare che può avere incisive conseguenze anche alla guida dei veicoli: nella sua sintomatologia figura infatti una eccessiva e spropositata sonnolenza diurna. Le stime parlano di 17.300 incidenti che ogni anno nascono per via dei colpi di sonno al volante e ben 250 decessi, con un tabellino di oltre 12mila feriti ed una quota di 1.5 miliardi di euro impiegati in spese mediche relative. Si tratta di un profilo allarmante che non ha fatto a meno di coinvolgere le autorità competenti.

Le legge in soccorso

Con il DDL del 22 dicembre 2015, attuativo della direttiva europea in materia, l’Italia ha sancito categoricamente il divieto di guida per tutti coloro che soffrono di apnee notturne. Se si è vittima di Osas bisogna seguire una procedura precisa per la valutazione della idoneità di guida, secondo i termini espressi sulla Gazzetta Ufficiale e consultabili qui. L’iniziativa nasce nell’ottica di fornire al medico valutatore nuove categorie e nuovi dispositivi di controllo su funzioni “vitali” precedentemente tralasciate; individuare soggetti che soffrono di Osas è anche utile da un punto di vista sanitario, considerando che la maggior parte di essi si accompagna a obesità, ipertensione, diabete, broncopneumopatie e cardiopatie. Il primo rapporto consiste, chiaramente, in una serie di informazioni sulla sonnolenza diurna filtrate da un apposito questionario: quando ci sono le dovute corrispondenze, il rilascio della patente finisce sotto l’egida della Commissione medica dell’Asl.

Due numeri sulla malattia

La Osas è una patologia rischiosa per il fatto che nella maggior parte dei casi chi ne è affetto e totalmente ignaro. La sindrome ha una più alta incidenza sul genere maschile che su quello femminile: nel caso dei maschi un individuo su due soffre di Osas in caso di sospetta positività, per le donne quasi una su cinque. L’obesità è sì un fattore di rischio ma non una condizione necessaria. Il solo fatto di parlare di Osas è un gran passo in avanti rispetto al passato: prendere coscienza della malattia e conoscerne gli aspetti può risultare essenziale. Come ha affermato il dottor Sergio Garbarino, neurologo del Dipartimento di Neuroscienze all’Università di Genova, la Osas “è la patologia più rischiosa al volante, un pericolo sociale, non a caso l’Ue con la direttiva europea 2014/85/UE ha esplicitamente chiesto di provvedere. E noi recepiamo una direttiva appena uscita“.