L’Agenzia delle Entrate colpisce duramente coloro che si apprestano a prendere la patente. Le scuole guida non godranno più dell’esenzione Iva tutt’oggi in vigore e come se non bastasse, scatta anche la retroattività fino al 2015. Un provvedimento destinato a far discutere e che danneggia e non poco le scuole guida (che saranno più costose) e coloro che ne usufruiscono a diverso titolo.
Si pagherà il 22% in più
La manovra riguarda tutti coloro che hanno conseguito patenti B e C1 dopo il primo gennaio del 2015. Le autoscuole potrebbero quindi ricontattare tutti i neopatentati dopo quegli anni e chiedere l’integrazione del 22% della cifra versata per le guide. L’ingegnere Marco Palma, presidente di Antares (Associazione Nazionale delle Autoscuole Riunite), non crede nel principio di retroattività e spera di evitarlo: “Si è verificato nel 2004 un caso simile riferito alle prestazione mediche non curative. Il quell’occasione riuscirono ad evitare la retroattività del provvedimento. Noi chiederemo come prima cosa questo, per poi avanzare la proposta di un regime di tassazione agevolata”. La Confarca (Confederazione Autoscuole riunite e consulenti automobilistici) ha espresso preoccupazione sulla retroattività del provvedimento e ha annunciato una mobilitazione.
La sentenza europea
Il 14 marzo la Corte di Giustizia europea ha affermato che “la nozione di insegnamento scolastico o universitario non comprende l’insegnamento della guida automobilistica impartito da una scuola guida e non può pertanto beneficiare dell’esenzione Iva”. L’Agenzia delle Entrate di conseguenza ha dovuto prendere atto del provvedimento con una risoluzione di lunedì 2 Settembre. Ora il provvedimento diventerà attivo.
Le scuole guida di tutta Italia sono insorte alla notizia della retroattività; le autoscuole dovranno aumentare i prezzi di listino e contattare tutti gli ex allievi per farsi dare l’integrazione. Ad ogni modo, le autoscuole non rappresentano l’Agenzia delle Entrate e non hanno il potere di “obbligare” i fruitori dal 2015 a versare le quote mancanti. Di conseguenza, potrebbero essere costrette ad “anticipare” al fisco la somma dei 4 anni precedenti. Questo, nella maggior parte dei casi, coinciderebbe con la chiusura dell’attività.
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