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Prescrizione bollo auto, manca l’uniformità: ecco come evitare problemi

prescrizione bollo auto

L’idea di pagare una tassa per la proprietà del proprio veicolo non è mai andata particolarmente giù a molti italiani. Più volte si è parlato di una sua possibile abolizione, ma l’idea non è mai stata messa in atto. Anzi, ora il governo sta pensando di introdurre una modifica particolarmente rilevante: alzare i termini di prescrizione fino a dieci anni. Una mossa che però fa discutere: a partire dal 1° gennaio 2018, i termini tornano a essere pari a tre anni.

Attenzione alla prescrizione

Il bollo auto è una delle tasse più odiate e, forse anche per questo, una delle più evase. La tassa di proprietà del veicolo è infatti quella con la durata minore: tre anni, da calcolare a partire dall’anno successivo a quello in cui il pagamento è dovuto.

Questo significa che se l’importo è in scadenza nel 2017, la prescrizione scatterà dal 2020. La legge di bilancio 2018, attualmente in discussione, starebbe però pensando di innalzare la durata fino a dieci anni.

Una questione difficile da dirimere

Riuscire a stabilire la reale durata della prescrizione non appare però così semplice come si potrebbe pensare. Il problema maggiore sorge quando un automobilista riceve una cartella esattoriale per il mancato pagamento del bollo auto. In questo caso la Regione ha iscritto l’importo a ruolo e ha delegato l’Agente della Riscossione a effettuare il pignoramento dei beni della persona intestataria del veicolo. In questo caso c’è chi sostiene che la prescrizione debba essere calcolata in dieci anni, mentre c’è chi considera che il periodo adeguato sia pari a tre anni.

La questione non è però di poco conto. Il bollo auto, infatti, è un’imposta regionale e questo fa pensare che spetti alla Regione stessa disciplinare sulla durata della durata della prescrizione. Un’idea però assolutamente sbagliata. La Cassazione ha comunque provato a fare chiarezza: una sentenza emessa ha novembre 2016 ha indicato in tre anni il periodo da prendere in considerazione.

Ben diverso è stato invece il parere espresso recentemente dalla Commissione Tributaria Regionale del Lazio, l’organo a cui i residenti di Roma e dintorni devono rivolgersi prima di passare dal giudice supremo. In questo caso si torna a sostenere come le cartelle di pagamento siano prescritte in dieci anni. Insomma, fare chiarezza sembra davvero difficile e il rischio di disuguaglianze è dietro l’angolo.