Vai al contenuto
Messaggio pubblicitario

Slitta il patentino sui trattori: ma le vittime sono ancora tante

Sono 14 anni che, più o meno silenziosamente, a Palazzo Chigi si lavora per approvare una normativa sbocciata nei meandri di Bruxelles, sede dell’europarlamento. Quattordici anni per un continuo balletto attorno all’approvazione, consigliata ed imposta dai vertici UE, di uno speciale patentino dei trattori, abilitazione alla guida che tocca uno dei settori maggiormente esposti ad incidenti sul lavoro. Stando ai dati diffusi dall’Osservatorio indipendente di Bologna, dall’inizio da inizio anno sono 13 le persone fatalmente decedute a causa del loro stesso mezzo agricolo. L’ultimo di questi è Adriano D’Alanno, 42 anni, travolto dal trattore dopo essere precipitato in un dirupo. Il figlio di appena 10 anni che pur viaggiava con lui si è miracolosamente salvato rimediando però un trauma cranico.

Un decreto fantasma

Il decreto Milleproroghe però ha diluito la deadline della formazione, prorogando e posticipando, una volte per tutta, la messa in moto della macchina burocratica per l’ufficializzazione del patentino del trattore obbligatorio. Eppure questo fantomatico patentinto per il trattore fu ufficialmente introdotto dal decreto legislativo 81 del 2008, DDL che accoglieva la direttiva comunitaria 59 del 2003 sull’abilitazione all’uso delle attrezzature professionali. Quattro anni più tardi, nel febbraio 2012, si giunse all’accordo tra Stato, Regioni e province autonome: la nuova legge sarebbe dovuta entrare in vigore il 1° gennaio 2016. Ma così non è stato.

La dinamica

Il patentino per trattori non è effettivamente una patente di guida: si tratta, invece, di un documento che attesta la partecipazione e il conseguimento di un percorso formativo professionale richiesto per manovrare determinate macchine particolare, come i trattori agricoli per l’appunto. La normativa coinvolgerebbe tanto le grandi aziende quanto le piccole imprese a conduzione familiare. Secondo la Coldiretti si tratterebbe di “una platea di almeno 600mila imprese agricole. Le tipologie di corsi previste sono ad ogni modo due: per chi attesti una esperienza di almeno due anni è sufficiente un iter di aggiornamento dalla durata di quattro ore con richiami di pratica e senza un esame finale; gli altri dovranno invece affrontare un corso composto sia da seminari teorici che da esperienze pratiche, dovendo infine affrontare un test ufficiale in cui dimostrare le competenze acquisite. E su i responsabili del rinvio la Coldiretti non nutre dubbio alcuno, puntando il dito sulla gran parte delle associazioni di coltivatori, spaventate dalla difficoltà di formare un numero così alto di individui.