Riuscire a trovare parcheggio in una grande città rappresenta quasi un’impresa soprattutto nelle ore di punta. Sono molti, infatti, ad avere più di una macchina in famiglia, ma allo stesso tempo ad avere un box non in grado di ospitarle tutte. Inevitabilmente, una di queste deve così essere lasciata in un’area posta nelle vicinanze dell’abitazione. A farne le spese sono così le persone di passaggio che non possono fare altro che ricorrere a metodi di sosta non del tutto consoni. A Roma si è deciso però di agire con una mano davvero pesante: 10 persone sono state rinviate a giudizio dalla Procura per avere parcheggiato ripetutamente in seconda o in terza fila.
Parcheggio selvaggio? Ora arrivano le conseguenze
In una grande città le aree libere dove poter parcheggiare la propria auto sono sempre pochissime ed è anche per questo che si cerca di fare il possibile per incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici. C’è chi comunque non prende minimamente in considerazione questo appello e non può fare a meno di utilizzare la propria vettura, ma finisce per lasciarla in sosta addirittura in seconda o in terza fila. E il tutto senza tenere a mente i disagi che questo modo di agire può generare.
Ora sarà però difficile riuscire a fare come se niente fosse. La Procura di Roma ha già citato a giudizio, davanti al tribunale monocratico, una decina di automobilisti che si è reso protagonista di questo comportamento a più riprese. Le accuse rivolte loro sono quelle di interruzione di pubblico servizio proprio perché la loro vettura ha reso difficoltoso il passaggio per tram e autobus. I fatti che vengono contestati si sono svolti nel 2018.
Troppe le segnalazioni arrivate
Una decisione di questo tipo non può che invitare gli automobilisti a prestare maggiore attenzione al luogo in cui si lascia in sosta la propria macchina. Periodicamente arrivano infatti decine di segnalazioni per il comportamento irresponsabile da parte di chi si mette al volante, ma non è sempre possibile soprassedere.
Il procuratore aggiunto Paolo Ielo sta infatti ormai da tempo seguendo la situazione nella Capitale ed è arrivato ad archiviare il 95% dei messaggi giunti dall’Atac. Nei restanti casi, invece, si è optato per il rinvio a giudizio: questi conducenti, infatti, hanno rimosso il proprio veicolo dopo un periodo di tempo ritenuto troppo lungo (dai trenta minuti in su) e in assenza di un percorso alternativo da parte dei mezzi pubblici. Ora possono andare incontro, se condannati, a una pena pari a un anno di carcere.
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