Tutti li utilizziamo, ma come sono nati gli specchietti retrovisori? Negli ultimi anni sono diventati sempre più tecnologici: elettronici, dotati di sensori e di anti-sbrinamento, o persino avvertono il sopraggiungere di un’auto in sorpasso. Alcuni guidatori non possono farne a meno, altri invece non ne se curano più tanto. Ma le automobili non sempre state progettate con gli specchietti retrovisori. L’idea del retrovisore interno infatti, venne concepita solo nel 1911, grazie ad un pilota americano sul circuito di Indianapolis.
Ray Harroun, il primo vincitore della 500 Miglia
Correva l’anno 1911, e alla prima 500 Miglia di Indianapolis si presentarono 40 concorrenti. Tutti avevano all’interno delle loro vetture un copilota, il cui compito era davvero importante: segnalare cosa accadeva alle loro spalle. Era una questione di vita o di morte avere un paio di occhi in più in macchina. Proprio per questo, quando il 40esimo pilota si presentò da solo nella sua vettura, tutti diedero di matto: come poteva un singolo uomo – che doveva guardare la strade di fronte a lui – sapere cosa stesse succedendo dietro? Il ‘pilota anomalo’ in questione era Ray Harroun, l’inventore dello specchietto retrovisore interno.
Addio co-pilota
Portare a bordo delle proprie vetture una persona in più, cioè il copilota, era un peso non indifferente per le automobili di quell’epoca. Ray Harroun – montando un rudimentale specchietto sul cofano della sua auto – riuscì a risolvere due problemi con un’unica soluzione. Infatti, grazie alla sua invenzione, Harroun non solo evitò problemi di incomprensioni e incidenti vari, ma dimezzò il peso trasportato dal suo veicolo. Con l’aiuto della sua trovata, il pilota sbaragliò la concorrenza sfrecciando sul circuito e portandosi a casa la vittoria della Marmon Wasp, la prima gara della 500 Miglia di Indianapolis. In poco tempo, lo specchietto inventato da Ray divenne una vera e propria star, tanto da convincere le case automobilistiche, che producevano in serie, ad adoperarlo per le loro vetture. E proprio grazie a Ray Harroun, noi utilizziamo ancora questo strumento nato dalla sua geniale inventiva.