La normativa per chi viaggia con una macchina dotata di targa estera, in seguito all’approvazione del decreto sicurezza, si è fatta ora più rigida e le conseguenze per i “furbetti” sono ora da non sottovalutare. C’è chi comunque prova a farla franca, ma senza riuscirci del tutto: l’ultimo episodio è stato riscontrato a Patti, in provincia di Messina, dove sei vetture sono state sottoposte a sequestro dalla Guardia di Finanza.
Stop ai “furbetti” della targa
Importante operazione eseguita dalla Guardia di Finanza di Patti, in Sicilia, che ha sequestrato sei auto che viaggiavano con targa estera con l’obiettivo di non pagare bollo e assicurazione, oltre a sottrarsi ad eventuali multe per irregolarità del Codice della Strada.
Il decreto sicurezza approvato dal governo solo poche settimane fa parla chiaro su chi si rende protagonista di un comportamento del genere. In base all’articolo 93 del Codice della Strada, chi è residente in Italia da più di 60 giorni non può infatti circolare con un veicolo immatricolato all’estero. L’unica eccezione è stata concessa per in grado di dimostrare la riconducibilità del mezzo ad una società di leasing o ad altra impresa estera senza sedi in Italia.
Tra i mezzi oggetto del provvedimento spiccano una Audi A1 e un fuoristrada Mitsubishi Pajero, ognuno con un valore di mercato che si aggira intorno ai 25 mila euro. Una dimostrazione, secondo la Guardia di Finanza, di come questo modo di agire fosse volto a tutelare soprattutto i propri interessi. In base alle verifiche effettuate, le persone a cui risultavano intestate le auto erano tutte residenti in Italia.
La misura ha finora fatto spesso discutere, ma è stata introdotta proprio per ridurre un fenomeno ancora troppo diffuso nel nostro Paese, quello della “esterovestizione” delle auto.
Un fenomeno ancora troppo diffuso
Sono innanzitutto tre le motivazioni che spingono gli automobilisti a viaggiare con una vettura dotata di targa estera. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone che decidono di investire il proprio denaro nell’acquisto di un mezzo dotato di cilindrata elevata, quindi particolarmente costoso, ma di immatricolarlo al di fuori del nostro Paese pensando di ridurre le spese di mantenimento.
Non mancano le situazioni di stranieri regolarmente residenti in Italia, ma che decidono di effettuare l’immatricolazione nel proprio Stato di origine. Non del tutto infrequente l’esempio di stranieri irregolari, ma la cui esistenza non è conosciuta dalle autorità.
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