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GP Austria, Verstappen: perchè è giusta la decisione FIA di non sanzionarlo

GP Austria, Verstappen: perchè è giusta la decisione FIA di non sanzionarlo

Un problema platonico era chiarire se valesse più la legge degli uomini o quella degli dei. Per riformulare concretamente la domanda: è meglio applicare alla lettera il regolamento oppure talvolta soprassedere e lasciare che le parentesi di romanticismo sportivo infiammino gli occhi, il cuore e la memoria del pubblico di Formula Uno? La risposta è già implicita nel linguaggio, perchè si gioca a calcio, a basket, a pallavolo e a tennis, ma non si gioca a ciclismo, alla corsa o alla F1. A meno di non accendere un PC o una Playstation e divertirsi coi poligoni dei videogames.

Un testa a testa cinematografico

La vicenda tra Verstappen e Leclerc ingaggia una serie di domande filosofiche di fianco alle dovute questioni meramente pratiche. L’olandese si è reso protagonista di una impressionante seconda metà di gara, mettendo a segno due sorpassi imperiosi prima di raggiungere il leader della corsa e beffarlo a tre giri dal termine. I due enfants terrible si sono giocati la vittoria del GP d’Austria in un testa a testa più intenso di un duello western alla Sergio Leone. Dapprima Max ha preso le misure su Charles, studiandolo e scrutandolo, ma il monegasco ha resitito superbamente ai primi tentativi. Al giro 68 la RB15 ha sfilato la Rossa dall’interno di curva 3, nel tornantino a salire, ma Leclerc a nervi saldi ha tenuto la linea sfogando tutti i suoi cavallini rampanti nel rettilineo successivo, rimettendo il muso davanti con una sontuosa e granitica staccata. Nel corso della tornata successiva, allo stesso punto, Verstappen ha giocato di malizia, allargando la traiettoria e sbarrando la strada a Leclerc, che si è beccato una ruotata e una innocua escursione per i prati di Spielberg.

Verdetto finale

La vittoria di Verstappen non è stata ufficializzata se non due ore dopo il termine del GP. I commissari hanno ritenuto opportuno investigare sul contatto delle due monoposto nel frattanto che il team manager Ferrari Mattia Binotto si proclamava sicuro dell’eventuale penalità al pilota Red Bull. Stando alla tesi del dirigente, Verstappen avrebbe commesso due irregolarità: evitato, come prevede il regolamento, di lasciar spazio al sorpassato e inoltre di averlo accompagnato fuori pista. Nonostante la notizia fasulla della sanzione deliberata, alla fine la direzione ha ritenuto l’accaduto un semplice incidente di corsa, confermando l’ordine d’arrivo sancito dalla strada. A riguardare le immagini, in effetti, emerge come Verstappen metta nel piede e nello sterzo quella cattiveria agonistica che ricade nella zona grigia dello sport, croce e delizia del gesto atletico. Una furberia né pulita, nè sporca, che è ed è stata la benzina più pregiata della Formula Uno dall’alba dei tempi. Leclerc ha poco spazio, ma non è messo alle strette. Il suo rivale è stato semplicemente più astuto.

Regolamento dei conti

Ciò che ha drizzato gli animi e le invettive dei ferraristi è stata senza dubbio l’amara, frustrante consapevolezza di trovarsi sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato. Guardandosi indietro, in Canada il regolamento è stato eccessivamente applicato, tanto da indurre la Federazione a stipulare un gentlemen’s agreement con piloti e costruttori a partire dal GP di Francia: quando un pilota commette un’irregolarità su caso limite viene ammonito con una bandiera bianca, alla recidività scatta la nera e la penalità. Tuttavia anche al Paul Ricard i commissari hanno abusato del regolamento a scapito della sportività, finendo con il sanzionare un grandioso Daniel Ricciardo. Per quanto l’azione di Verstappen ricada appieno, anche più degli episodi appena citati, nel novero di situazioni ambigue, ritenerla sanzionabile avrebbe creato un precedente davvero pruriginoso. Se la FIA ha clamorosamente sbagliato in Canada, non è detto che debba ripetersi solo per pareggiare i conti con la parte lesa, Ferrari in questo caso.

Facciamoli correre!

Il braccio di ferro tra Verstappen e Leclerc ci fa esporre il fianco ad una spinosa ricerca: qual è il senso dello sport? Sicuramente un’attività ricreativa, sì, ma anche agonistica. E cioè un ambiente in cui si compete per vincere contro gli altri. Le regole sono fondamentali, sia chiaro. Senza regole non ci sarebbe sport. E l’uniformità di giudizio rappresenta il criterio migliore per appianare eventuali tensioni e anomalie, una caratteristica che manca nella F1 dei tempi recenti ma che, parafrasando le parole di Binotto, bisogna rincorrere e raggiungere a tutti i costi. Anche rinunciando ad una giusta polemica. Sarebbe bello vedere più GP come quello d’Austria e questa è una ragione sufficiente per abbracciare la filosofia del facciamoli correre. Che poi: davvero si voleva negare a Charles Leclerc la gioia della prima vittoria in pista?

Foto, crediti: F1, profilo Twitter ufficiale