La Ferrari si prepara ad affrontare una nuova stagione di Formula Uno, la prima senza Sebastian Vettel e con Carlos Sainz al fianco di Charles Leclerc.
Malgrado le difficoltà, il monegasco ritiene d’aver disputato una buona stagione e d’essere cresciuto.
Il team principal della scuderia Ferrari, Mattia Binotto, al podcast della F.1, Beyond The Grid, ha dato la sua opinione sulla stagione di Leclerc e ha ricordato Schumacher.
Mattia Binotto racconta il suo approdo in Ferrari
Mattia Binotto ha raccontato il suo approdo alla Rossa nel 1995. Il team principal, dopo l’università in svizzera, arrivò in Italia grazie ad un master, che lo condusse dritto in Ferrari.
Ma Mattia Binotto non avrebbe mai immaginato di diventare, in futuro, team principal della scuderia: “L’ambizione per me era far parte di questa famiglia, qualunque fosse stato il ruolo“.
Il team principal ha spiegato il legame che lo lega alla Rossa: “La ragione per cui sono qui dopo 25 anni… La Ferrari mi ha dato grandi opportunità di sviluppare la mia curiosità, la mia ambizione… É parte della mia vita… Non lavoro per la Ferrari, vivo in Ferrari“.
Gli aneddoti su Schumacher
Mattia Binotto è arrivato in Ferrari poco prima che diventasse pilota della Rossa Michael Schumacher. Il team principal ha condiviso un episodio della prima sessione di test del tedesco a Fiorano: “Non era in grado di affrontare correttamente la prima curva del tracciato… Chiese a Jean Todt di cambiare la prima curva, non voleva vederla mai più… Da quel momento, Fiorano ha cambiato layout“.
Binotto ha raccontato alcuni cambiamenti apportati dal Kaiser al loro modo di lavorare: “Normalmente il pilota arrivava cinque minuti prima delle nove… Arrivammo alle otto e venti, Michael era già lì, ci aspettava, guardando l’orologio… Dal suo arrivo cominciammo a riunirci alle otto“.
Schumacher decise di modificare anche l’abitudine d’imbarcare meno carburante alla fine della sessione di prove per realizzare dei giri più veloci: “Siamo qui per testare ed imparare, non per fare il miglior giro. Voleva 50 chili in macchina per tutto il giorno. È stato un grande cambiamento per noi, voleva che imparassimo qualcosa, che facessimo progressi, che sviluppassimo e non perdessimo tempo“.
Mattia Binotto ha delineato le caratteristiche di Michael Schumacher: “Abbiamo imparato immediatamente chi era Michael, uno che lavorava duro, un leader, molto forte e veloce senza dubbio“.
Schumacher-Leclerc, il paragone di Binotto
Binotto e Schumacher arrivarono in Ferrari in un periodo di ristrutturazione della scuderia che per il team principal, ha dei punti in comune con la situazione odierna: “Vedo che ci sono delle similitudini, senza dubbio“.
Ma Binotto vede delle somiglianze anche tra il Kaiser e Leclerc: “Entrambi sono dei piloti di grande talento. Charles quando guida è un talento, è veloce, è in grado di fare sorpassi, di proteggere la posizione, vedo che ha la mentalità… Cerca sempre di vincere…È li per vincere“. Ed ancora: “Il secondo posto non è mai soddisfacente per lui, come non lo era per Michael… Michael era un leader ideale, Charles sta facendo progressi nel ruolo di leader“.
Il team principal ha dato la sua opinione sul 2020 del monegasco: “Quest’anno ha guidato meglio dello scorso anno… È stato forte, consistente, capace di adattarsi ai vari tracciati“. Ed ancora: “Come pilota è migliorato tanto… Ma anche come uomo è cresciuto, è molto collegato e coinvolto nel team Ferrari e credo la nostra gente lo senta. Mi piace il modo in cui lui è parte della nostra famiglia… Apprezzo il suo coinvolgimento“.
Binotto ricorda Marchionne
Il team principal della Ferrari ha ricordato il compianto amministratore delegato della società Marchionne ed il suo modo di lavorare: “La pressione c’era, senza dubbio… Questa è stata la cosa più difficile dell’avere a che fare con lui. La pressione era tale che avevi sempre il tuo cellulare accanto a te, giorno e notte, perché se ti inviava un WhatsApp, dovevi rispondere entro 30 secondi”. Ed ancora: “Questo è il tipo di pressione a cui ti sottoponeva. Se non rispondevi immediatamente a qualsiasi testo o messaggio che ti stava inviando, allora era chiaramente un brutto inizio di giornata“.
Marchionne riusciva ad esercitare una forte pressione: “Vivere con il telefono accanto non è stato facile. Questo era il tipo di pressione, il suo modo di fare pressione, assicurandosi che tu fossi sempre sveglio, sempre pronto a rispondere. Mi scriveva anche a metà gara. Forse non nel cuore della notte, ma senza dubbio al mattino presto“.
Binotto ha risposto anche all’eventualità che sia stata questa pressione a spingere la Ferrari oltre i limiti del regolamento: “Potrebbe essere. Penso, in primo luogo, che faccia parte dello sport cercare di interpretare la zona grigia dei regolamenti“. Ed ancora: “Penso che sotto questo aspetto tutte le squadre lo stiano facendo… Ma sì, certamente ci ha spinto molto, non a me, ma a noi, a sviluppare le zone d’ombra il più possibile“.
L’amicizia con Camilleri
Binotto ha raccontato anche il rapporto con Louis Camilleri: “Louis esercita un tipo di leadership totalmente diversa… Penso che sia una grande persona, un grande leader, sta delegando molto. Mi invia anche messaggi, ma la risposta entro 30 secondi non è richiesta. Almeno questo fa molta differenza“.
Il team principal vede in Camilleri un amico: “È un grande uomo, un grande amico, direi. Penso di aver trovato un amico in Louis, mi sostiene molto. Comprende l’importanza della stabilità, comprende l’importanza d’investire”. Ed ancora: “Quando stai investendo, normalmente i risultati non sono sempre a breve termine, è più a medio, lungo termine, perché devi prima investire e poi ottenere il beneficio dell’investimento stesso“.
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