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Cambia il Codice della Strada, nuovi divieti per le moto in fuoristrada

moto

Il 2017 sembra essere l’anno adatto per introdurre alcune modifiche sostanziali al Codice della Strada. Sono infatti in arrivo importanti novità che potrebbero modificare il comportamento avuto finora dalle moto in fuoristrada, scelta che potrebbe però provocare perdite rilevanti all’industria del settore. Un problema che non sembra però essere stato preso in considerazione dallo Stato, che ogni anno guadagna 4 milioni di euro dalla produzione, vendita e utilizzo delle due ruote in Italia.

Il grido di dolore dei motociclisti

Stanno per essere ufficializzate nuove modifiche al Codice della Strada, che coinvolgeranno in modo particolare chi è abituato a spostarsi con la moto fuoristrada. La Commissione Trasporti della Camera dei Deputati ha infatti proposto di limitare a pedoni, biciclette e animali tutti i sentieri dalla larghezza inferiore a 2,5 metri. Un provvedimento a prima vista innocuo, ma che di fatto proibirebbe pratiche condivise da molti italiani, l’Enduro e il Trial.

Una scelta che potrebbe finire per danneggiare ulteriormente la nostra economia in uno dei pochi settori che sta attraversando un periodo florido. Il mercato nazionale delle moto da fuoristrada vale circa 117 milioni di euro. Una cifra di tutto rispetto, ma che diventa ancora più alta se prendiamo in considerazione quanto speso dagli appassionati per l’attrezzatura necessaria, ovvero caschi, abbigliamento protettivo e accessori vari.

La preoccupazione delle aziende del settore

Il nuovo provvedimento non trova particolare accoglimento da parte dell’Ancma, l”Associazione ciclo, moto e accessori: “Non è chiaro il motivo per cui la Commissione Trasporti della Camera abbia deciso di approvare una misura così drastica e restrittiva della libertà personale – ha dichiarato Corrado Capelli, presidente di Confindustria Ancma – della quale valuteremo anche eventuali profili di incostituzionalità“.

Disciplinare il comportamento di chi è abituato a viaggiare fuoristrada sarebbe quindi una scelta sbagliata: “Il settore dell’off-road è forse tra quelli più rigidamente disciplinati a livello locale, proprio perché è nell’interesse delle amministrazioni periferiche promuovere la pratica del fuoristrada, che porta ricchezza al territorio, senza pregiudicare la sicurezza e il benessere di quanti preferiscono percorrere i sentieri a piedi o con mezzi non motorizzati” – ha detto ancora Capelli.

In caso di mancato cambiamento della norma, a pagare saranno ancora una volta le imprese. L’industria delle due ruote a motore è infatti una delle più importanti per il nostro Paese e vanta un giro d’affari di ben 3,5 miliardi di euro. Dal 2013 ad oggi il mercato è tornato a crescere (+26% e 194.000 moto immatricolate nel 2016). Le modifiche a cui sta lavorando il governo potrebbero quindi rendere vani i miglioramenti ottenuti finora.