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Giacomo Agostini: “Sono distrutto, Nieto era uno dei miei migliori amici”

La sorte può essere feroce, si sa. Quella di Angel Nieto Roldàn è stata dello stesso avviso. Negli ultimi tempi gli appassionati italiani del motociclismo hanno maturato una certa antipatia per i campioni iberici – che dal canto loro non hanno fatto nulla per rovesciare il giudizio: Nieto, però, in Italia come nei paddock e nelle tribune di tutto il mondo era accolto con il massimo dell’affetto possibile, lecita conseguenza del fatto di essere un “maestro senza presunzione“, come lo dipinge Alberto Porta.

Un palmares incredibile

Figlio del dopoguerra, Angel nacque a Zamora, una città ubicata al confine tra Portogallo e Spagna ma visse praticamente da sempre nella più stimolante Madrid, presso il quartiere Vallecas. Giovanissimo si fece assumere dalla casa motociclistica Derbi, suo lavoro e passione. Nieto è stato notoriamente un dominatore delle classi più leggere del motomondiale, conquistando ben 13 titoli iridati dal 1969 fino al 1984. Per la precisione: sei campionati 50cc (1969, 1970 e 1972 su Derbi; 1975 su Kreidler; 1976 e 1977 su Bultaco) e sette 125cc (1971 e 1972 su Derbi; 1979 e 1981 su Minarelli; 1982, 1983, 1984 su Garelli). Quando, a 39 anni (poco) suonati, si ritirò nel 1986 il suo palmares poteva vantare la conquista di ben 90 Gran Premi: 27 in classe 50, una nelle 80 e 62 nella 125. Ad oggi rimane il terzo pilota più vittorioso di sempre dopo Giacomo Agostini a quota 122 e Valentino Rossi a 115.

Il ricordo di Ago

E proprio Giacomo Agostini lo ricorda nelle sue parole: “Era il mio migliore amico di quello che chiamavamo il Continental Circus”. E con Continental Circus s’intendeva negli anni settanta e ottanta quella tribù di campioni che con mezzi propri animava i circuiti di tutto il mondo percorrendo in lungo e in largo i podi dei più prestigiosi Gran Premi. “Non siamo mai stati rivali correndo in classi diverse e per questo motivo non ci sono mai stati screzi tra di noi”, continua Agostini, il cui rapporto con Nieto si è intensificato nel tempo. Lo scorso maggio le due vecchie glorie erano al Gp di Jerez a premiare i piloti in pole, quella sera stessa dividevano il tavolo ed un buon bicchiere di vino nella casa di campagna di Ago, accompagnati dalle rispettive famiglie. “Mia moglie Maria è spagnola e pochi giorni fa aveva chiamato Belinda, quella di Angel, ci aveva dato notizie confortanti e mi ero illuso“. Solo 28 titoli mondiali in due, nulla in confronto alle fantasmagoriche storie che hanno vissuto.

Il tributo di Pernat

Suggestivo il tributo anche che il manager Carlo Pernat ha lanciato tramite Sky Sport, rivelando un lato nascosto dell’indimenticabile campione spagnolo. “Era un 70enne che faceva la vita da 30enne, una persona deliziosa che paragonerei ad Agostini”, dice Pernat. Poi aggiunge: “Era così com’era, sempre disponibile. Quello che mancherà di Angel sarà sicuramente il sorriso nel paddock, salutava tutti, se c’era un problema lo risolveva. Una grande persona e ci mancherà nel paddock il suo sorriso“. E a chi gli chiede qualche chicca sconosciuta che riguardi Nieto, il manager ligure esordisce così: “Gli aneddoti riguardano sempre donne, in diretta è difficile; Angel piaceva molto, ed era sempre pronto a scherzare sulla bellezza delle donne e con la sua simpatia le sapeva sempre conquistare. Già, ci mancherà davvero Angel“.