Sono passati ben 22 anni da quando l’allora giovane pilota di Tavullia otteneva la prima vittoria in carriera, in volata su Jorge Martinez. Il palcoscenico del trionfo, Brno, sancirà il ritorno in pista del motomondiale domenica 5 agosto. Tante cose sono cambiate dal primo successo del “Dottore”: dallo stile di guida, alla preparazione alla gara, fino ai rivali, oggi molto più giovani di lui, ma a cui Rossi non vuole rendere la vita facile. Valentino arriva al Gran Premio di Repubblica Ceca in seconda posizione in campionato e dopo la migliore prestazione stagionale al Sachsenring. Ora però, urge una spinta da parte di Yamaha, al lavoro in Giappone per colmare il gap di elettronica che persiste da tutta la stagione.
“Oggi è tutto meno romantico, si lavora di più”
Valentino Rossi è ad oggi uno dei massimi esempi di longevità sportiva, un pilota capace ancora di essere competitivo e battagliare con piloti anche più giovani di lui di 15 anni. Risultati del genere sono frutto non soltanto esclusivamente del talento, ma di un lavoro tecnico e fisico dettagliato e puntiglioso. Un lavoro che la MotoGP di oggi richiede molto più di quanto non facesse vent’anni fa.
L’esperienza del pilota con più gare disputate di sempre ci fa capire come e quanto sia cambiato l’approccio alle corse: “Una delle differenze più grandi rispetto a 15 anni fa è che siamo tutti molto più vicini, l’azione è più serrata, soprattutto nelle prove e nelle qualifiche. Il livello di professionalità è aumentato e tutti ora devono concentrarsi sui minimi dettagli. Bisogna capire ogni curva, ogni frenata, e imparare sempre il più possibile. Quindici anni fa era più romantico, guidavi la tua moto, avevi le tue sensazioni. Ora si deve lavorare molto di più, e forse è un po’ noioso, ma penso che sia buono per il campionato”. Le parole del pilota italiano rilasciate a In Sella fanno eco alle recenti dichiarazioni di Casey Stoner, che ha lodato il suo vecchio rivale, ricordando una MotoGP meno attaccata all’elettronica a favore del puro talento e dell’istinto: “In questo momento, se devo essere sincero, Valentino non ha il passo per vincere il campionato, anche se resta un top rider, sempre nelle prime posizioni, pronto a salire sul podio. Lui è come me: se non ci fosse tutta questa elettronica a gestire la moto, se la potenza fosse unicamente controllata dal polso del pilota, Rossi sarebbe ancora il numero 1 in pista”.
Adesso tocca a Yamaha
La prima parte di stagione ha dimostrato chiaramente tutti i difetti della M1 2018. La casa di Iwata infatti segna “zero” alla casella vittorie da ben 18 gare, tuttavia può vantare il secondo e terzo posto in classifica generale grazie a due piloti, Vinales e soprattutto Rossi, capaci di tirare il meglio dal mezzo a disposizione. Il team manager Maio Meregalli si gode i suoi piloti, conscio della potenzialità del team ufficiale di potersi opporre al dominio di Marquez non appena dal Giappone arrivino gli aiuti necessari, come rilasciato ai microfoni di GPone: “Credo che qualche piccolo aggiornamento potrebbe fare una grande differenza. Credo anche che con 250 punti ancora da assegnate tutto sia possibile. Riuscire a mettere un po’ di pressione addosso a Marquez ci potrebbe aiutare”.
Una M1 ancora in difficoltà dal punto di vista dell’elettronica e del consumo gomme, che necessita di un deciso sviluppo già dalla prossima gara di Brno. Le continue richieste di Valentino Rossi agli ingegneri giapponesi potrebbero portare a qualche novità dal prossimo Gran Premio. A tal proposito, quest’ultimo potrebbe essere condizionato proprio da un repentino calo delle gomme, di cui Yamaha potrebbe essere la prima vittima, come evidenziato da Silvano Galbusera a Tuttosport: “Un vero grande problema a Brno riguarda le temperature. Se sono molto alte, c’è poco grip e quindi si fatica un po’ a stare al passo. Se invece non fa troppo caldo il grip è buono e allora si riesce a correre bene e a essere competitivi”.