Il Gran Premio del Giappone a Motegi è tradizionalmente un luogo – o meglio un’occorrenza – nella quale più campioni hanno lasciato la loro impronta. Nell’edizione 2008, ad esempio, ci fu la memorabile vittoria di Valentino Rossi su Casey Stoner; un successo che gli permise di laurearsi per l’ottava volta campione del mondo, con tanto di slogan “scusate il ritardo”. Ma quel GP fu anche la consacrazione di Marco Simoncelli, in grado di conquistare l’iride nella classe 250cc dopo una rocambolesca stagione tirata e combattuta. Ripercorriamo, come tributo, quella magica annata del SuperSic, nell’escalation di traguardi che lo portò al titolo con la gara più belle di tutte.
Slow starter
La stagione del Sic non iniziò affatto bene. Correva in sella ad una Aprila RSA non ufficiale, sulla carta un mezzo non eccessivamente competitivo, e nelle prime due tappe – Doha e Jerez – aveva collezionato due ritiri. Con un doppio zero sul tabellino, a quel punto il titolo sembrava praticamente compromesso, eppure Marco non si scoraggiò, centrando un ottimo secondo posto nel GP dell’Estoril, dietro l’Alvaro Bautista che poi sarebbe diventato il suo rivale nella corsa mondiale. Per onor di cronaca in questa bagarre s’inserì inizialmente anche il finlandese Mika Kallio, brillantissimo nelle prime battute di stagione con la sua KTM.
Punto di svolta
Dopo l’Estoril qualcosa cambiò: Sic prese fiducia col mezzo e con i suoi mezzi. Si accontentò di un quarto posto a Shangai, su un tracciato in cui la sua RSA faceva incredibile fatica, poi ancora un secondo posto a Le Mans mentre Bautista concludeva nelle retrovie. La prima vittoria dell’anno, al Mugello, ebbe un sapore particolare perché di fatto lanciò ufficialmente Simoncelli nelle prime posizioni della classifica piloti, cementata dal trionfo in Catalunya e dai podi a Donington ed Assen. A quel punto la dirigenza dell’Aprilia si sente in dovere di fornire il materiale ufficiale all’ormai pilota di punta: con la RSA a pieno regime, Sic stravince al Sachsenring con una prova di forza magistrale. Gli avversari impietriscono e avvertono l’antifona di un mondiale che si avvia nella sua parte finale con un Simoncelli in esponenziale crescendo.
Il ritorno di Bautista
E invece a Brno e Misano il Sic non brilla: terzo e sesto, con Bautista che invece si riprende alla grande. Si giunge quindi al GP del Giappone, con la classifica che parla così: il numero 58 conduce, secondo Bautista a 26 punti e terzo Kallio a 27. Serve una vittoria per mettere il mondiale in cassaforte e questo Marco lo sa. In qualifiche Simoncelli è imprendibile, agguantando una pole position davanti il beniamino di casa Hiroshi Aoyama e l’altra Aprilia ufficiale di Alex Debon. Kallio e Bautista scattano dalla seconda fila col coltello tra i denti. Ai blocchi di partenza Sic si guadagna un discreto margine e prova a prendere il largo, dietro però rinviene Bautista protagonista di una brutta partenza ma con un ritmo indiavolato. Kallio si stacca: il GP diventa un affare a due tra il pacato ragazzo di Coriano e l’esplosivo spagnolo.
Lieto fine
Giro dopo giro Bautista mette anima e corpo nella sua moto, prodigandosi in eccezionali staccate al limite e in consecutivi giri veloci. Giunto a tallonare Sic, questi è bravo a proteggersi dagli attacchi, chiudendo le porte e resistendo all’arrembaggio di Bautista. Decisivi, in questa battaglia, i doppiati Arcas ed Endoh, in bagarre per la 20esima posizione: i due piloti cedono il passo a Simoncelli ma non si accorgono di Bautista alle loro spalle e dunque riprendono per un attimo il loro personale testa a testa. Lo spagnolo è rallentato quanto basta da questo problema e Simoncelli può tagliare per primo il traguardo con tre decimi di vantaggio. A tre gare dal termine, il Sic si ritrova con 32 punti di vantaggio su Bautista e 40 su Kallio, acciuffando matematicamente il titolo in quella Sepang che tre anni dopo gli fu fatale.