Valentino Rossi, come detto, è atteso da una stagione cruciale, quella che potrebbe essere l’ultima della sua leggendaria carriera. L’avventura con Petronas sembra essere iniziata sotto buoni auspici e la motivazione del 9 volte iridato è più forte che mai. In una lunga e ricca intervista rilasciata per il Corriere della Sera, Rossi ha parlato a tutto tondo della sua carriera, dalla rivalità con Marquez alla sfida che lo attende con il fratello Luca Marini fino ad arrivare agli obiettivi stagionali.
Rossi strizza l’occhio al decimo titolo
Anche se tra pochi giorni compirà 42 anni, Valentino Rossi non sembra aver perso la fame di vittorie e di sfide che da sempre lo contraddistingue, lo dimostrano le sue parole, insite di agonismo: “Corro perché penso di riuscire a vincere il decimo titolo, ma non è un’ossessione. Sarei contento di fare bene, fare podi, essere protagonista, in lotta. Corro da vent’anni ma rispetto a quei tempi non è cambiato granché. Spingo al massimo evitando di fare sciocchezze. Sempre stato così, cercavo di preservarmi anche a 20 anni. Non sono mai stato un pilota spericolato. È che vorrei confrontarmi sul tema “correre a 40 anni” ma è impossibile, nessuno è rimasto in sella così tanto“.
L’ossessione è una componente importante per i piloti, ma più in generale per gli sportivi, Valentino Rossi non fa eccezione, anzi. Forse è proprio l’ossessione, seppur positiva, ricca di agonismo e competitività a far si che sia possibile che il 42enne di Tavullia gareggi ancora a questi livelli. Tuttavia, bisogna anche fare i conti con la realtà, Rossi non conquista il titolo iridato dal 2009, ben 12 anni fa. Sebbene l’età non sembra incidere con la sua preparazione fisica, sempre a buoni livelli, e dal punto di vista tecnico che il “dottore” trova più punti interrogativi. La competitività degli ultimi tre anni è drasticamente scesa (l’ultima vittoria risale ad Assen 2017), l’anno scorso addirittura solo un podio conquistato. La concorrenza è spietata e parlare di decimo titolo sembra utopico, però se c’è qualcuno che può fare quest’impresa (magari sfruttando l’assenza di Marquez), costui è proprio Valentino Rossi.
Valentino Rossi su Marquez: “Non riesco a perdonarlo per il 2015”
La carriera del “dottore” è da sempre costellata di grandi rivalità, da Biaggi (forse la più simbolica) a Gibernau, Stoner, Lorenzo e infine Marquez: “Mi dispiace moltissimo che non possa correre. Se guarirà, cosa che al momento non sa nessuno, nemmeno lui, tornerà forte come prima. Ma non è stato Marquez l’avversario più forte che ho incontrato“. Non potevano mancare i riferimenti al mondiale del 2015, quando il rapporto tra i due si incrinò: “Quello che mi ha fatto non è perdonabile. Quando ripenso a quei giorni ho le stesse sensazioni di allora. E sono passati sei anni. Mi pare difficile che possano cambiare“.
Il rapporto tra Marquez e Rossi sembra ormai inevitabilmente compromesso, lo dimostrano le parole del 9 volte iridato che non dimentica i fatti del 2015, quando secondo lui (e non solo) Marquez favorì Lorenzo per la vittoria del titolo a suo scapito. A prescindere dalla verità dei fatti, i due non hanno fatto molto per ricucire il rapporto. Marquez vuole, anche qui quasi in maniera ossessiva, il nono titolo per eguagliare Rossi e poi il decimo, per essere considerato il più grande di tutti. Prima di ritirarsi Rossi vorrebbe, d’altro canto, mettere tra se ed il rivale spagnolo, almeno un altro titolo mondiale e magari qualche altra vittoria (finora tra tutte le categorie Rossi vanta 115 vittorie contro le 82 di Marquez).
Curiosa l’affermazione del “dottore” che non vede in Marquez l’avversario più forte della carriera. Difficile sapere chi, secondo Rossi, sia il più temibile e ostico avversario della carriera. Escludendo Biaggi, Gibernau e Capirossi, rivali della prima parte di carriera del pilota Yamaha e sottomessi al dominio dell’era d’oro del campione, si possono fare ipotesi su Pedrosa, Lorenzo e Stoner. Escludendo il primo, a secco di titoli mondiali in top class, gli altri due potrebbero essere i rivali più forti pensati dal “dottore”.
Con una leggera (quantomeno per noi) citazione per Casey Stoner, purosangue dal talento cristallino capace di dar vita ad un dominio sorprendente con la Ducati nel 2007 e protagonista della per il titolo, poi persa, proprio contro Rossi nel 2008.
Foto in alto: Fotogramma MotoGP.com