Il mondo del motocilismo piange oggi la scomparsa di Alan Kempster, pilota diversamente abile che si è spento all’età di 56 anni. Il decesso, secondo quanto fa sapere il nipote del centauro, è avvenuto per cause naturali. L’uomo, di origine australiana, era rimasto senza un braccio e una gamba in seguito a un incidente avuto quando aveva solo 38 anni. Nonostante il dramma che lo aveva colpito, non si è mai perso d’animo ed è tornato in sella alla sua due ruote dando la dimostrazione di come la passione possa andare oltre gli ostacoli più duri.
Un esempio di forza e coraggio
Ai più giovani il nome di Alan Kempster dirà poco o niente, ma si tratta certamente di un pilota che è riuscito a scrivere la storia del motociclismo. L’uomo, di origine australiana, quando aveva solo 38 anni è infatti rimasto coinvolto in un grave incidente mentre si trovava in sella sua moto. Un’automobile guidata da un ubriaco ha infatti finito per invadere la corsia su cui si trovava e lo ha scaraventato a terra. La situazione è apparsa chiara sin da subito e lo ha costretto addirittura a un anno di ospedale, dove è stato sottoposto a numerosi interventi chirurgici.
Il riscontro finale è stato però inappellabile: amputazione di un braccio e una gamba. Nonostante un dramma che getterebbe nello sconforto chiunque, Kempster è riuscito a tornare a fare sport con risultati più che positivi. In un primo momento si è dedicato allo sci nautico, dove ha conquistato 3 Campionati del Mondo, per poi tornare a guidare una moto, seppur non più giovanissimo (a 47 anni). L’uomo è riuscito a pilotare una Kawasaki, addirittura senza nessuna protesi.
La scomparsa di un eroe moderno
Kempster si è spento nelle ultime ore per cause naturali, come annunciato dal nipote dell’uomo sui social network. A trovare il suo corpo, ormai senza vita, è stato un amico che cercava di aiutarlo il più possibile nella gestione della casa. Lui però non ha mai gradito dover dipendere dagli altri e, come faceva in moto, cercava di comportarsi come se il dramma che gli ha cambiato la vita non fosse mai successo.
L’ironia non lo ha mai abbandonato. Proprio per questo in gara sfoggiava il numero 1/2, che lo descriveva perfettamente: lui si era infatti soprannominato “Half Man“, ovvero mezzo uomo, proprio per la mancanza dei due arti.
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