Le mille e una notte di Baku: storie di Formula Uno. Mille, come quella di Raikkonen che risale la china dopo un sabato da dimenticare e la domenica iniziata male, malissimo; come la fiaba di Romain Grosejean, partito ultimo e giunto miracolosamente in quinta posizione, finito nel muro per scaldare le gomme durante la Safety Car, su di un rettilineo; e come il duello rusticano tra Verstappen e Ricciardo, culminato in un blasfemo fratricidio che lancia la Red Bull nell’abisso e Verstappen nell’inferno mediatico; o come l’incubo di Valtteri Bottas, che aveva già un piede sul gradino più alto del podio, tirato giù per le orecchie da un detrito che gli ha bucato la gomma. Mille storie come le Renault che scoprono di avere un motore audace o del piccolo, grande miracolo di Charles Leclerc, di Fernando Alonso che nonostante tutto ci mette l’anima, di Perez che ridà lustro alla Force India con un meritato podio e di Lewis Hamilton che nell’ora più buia della sua carriera coglie un successo inaspettato. Una notte: quella di Sebastian Vettel.
Amaro rosso
Perchè quando ti ritrovi con la monoposto più forte e veloce del lotto, e le tre pole consecutive ne sono dimostrazione, è notte fonda se ti ritrovi secondo, in classifica piloti, a quattro punti di distanza da Hamilton. C’è tanto amaro per il tedesco, che dopo la brutta esperienza di Shangai sperava di far bene. Effettivamente Seb è stato ineccepibile sia in qualifiche che durante la corsa, centrando una partenza perfetta e di seguito inanellando una serie di giri veloci che gli han fatto maturare ben 8″ di margine sul diretto inseguitore. La seconda Safety Car, giunta mentre Bottas era al comando e doveva ancora fermarsi ai box al giro 40, gli è stata invece fatidica. Crolla il progetto di Seb: tutto da rifare. Entra ai box, monta le ultrasoft e commette un passo falso alla ripartenza. Si rifà sotto Bottas nella parte guidata del tracciato ma all’ultima staccata vede un Hamilton rapace negli specchietti. Chiude sull’inglese e si fa ingolosire da uno spiraglio lasciato aperto da Bottas, che a dire il vero frena in anticipo. Vettel sopravanza il rivale, sembra il sorpasso della vita, ma l’anteriore sinistra va in bloccaggio e la sua Ferrari non chiude la traiettoria, andando lunga e perdendo posizioni preziose.
Vettel: “Non ho rischiato”
“Non credo che fosse troppo esagerato rischiare quell’attacco perchè il margine c’era” ha commentato Vettel, alla fine quarto (grazie anche alla foratura di Bottas). “Dopo è facile parlare, ma lì a 330 orari non hai troppe alternative, anche perché a sinistra non c’erano riferimenti e e destra avevo Hamilton: ho preso l’interno e lo spazio c’era, però ho bloccato le gomme e perso la posizione. È stato un momento sfortunato, dopo ho dovuto cedere pure a Perez e sono finito fuori dal podio“. Nel disastro, comunque, una fiammella di speranza: “Non siamo stati fortunati per la seconda gara di fila, ma avevamo la chance di vincere: sono contento del rendimento della vettura, non del risultato, ma non posso pensare che questo condizioni il giudizio sulla mia gara. In pista stiamo assistendo a gare combattute: in azione ci sono tre macchine con un ritmo analogo e se vediamo l’inizio gara noi eravamo di una categoria diversa. Siamo veloci, ma non posso essere contento del piazzamento perché avremmo potuto vincere, ma non ci siamo riusciti“.
“Un successo inaspettato”
Ha da gioire invece Lewis Hamilton, in un weekend dove non è mai stato veramente in partita. Complice il livellamento della Safety Car e la foratura di Bottas, rapina un Gran Premio del tutto inaspettato e balza al comando della classifica iridata (Hamilton 70, Vettel 66, Raikkonen 48). “È vero, non pensavo ce l’avrei fatta. È stata una vittoria davvero emozionante, il team ha fatto un lavoro eccezionale e Vallteri avrebbe meritato di vincere. E anche Vettel ha fatto un lavoro eccezionale. Non me l’aspettavo, ma non abbiamo mai mollato” ha riferito l’inglese. Risultato a sorpresa anche per Kimi Raikkonen, che allo start era rimasto coinvolto in un contatto con la Force India di Ocon, e per questa ragione costretta a rientrare prematuramente ai box per sostituire l’ala danneggiata: “La partenza non è stata perfetta, poi ho cercato di recuperare e alla fine è andata bene, però non è stata una gara facile“.
Le profezie erano vere
La favola più bella, però, è quella di Charles Leclerc. Un ragazzo, bene specificarlo, nato nel 2000 e membro della Ferrari Driver Academy, il quale — nonostante il dramma della perdita dell’amico fraterno Bianchi nel 2015 e del papà nel 2017 — si è cucito addosso il pesante vestito del predestinato conquistando il titolo mondiale della GP3 nel 2016 e quello della Formula 2 lo scorso anno. Un vestito che in queste prime battute di stagione gli ha attirato numerose polemiche, la maggior parte delle quali non prendeva in considerazione il fatto che Charles sia nella classe regina dall’altroieri. E oggi, partendo 14esimo, ha condotto la sua Alfa Romeo Sauber in sesta posizione, portando a termine la gara della vita senza alcun tipo di sbavatura. E si scusa pure, con la sua cristallina gentilezza, per aver esultato troppo in team radio. È stato, a buon ragione, eletto driver of the day. Fenomeno.