“In Formula Uno non ci sono più sorpassi, non è più spettacolare come un tempo, ormai la differenza la fanno le vetture”: inizio e fine delle argomentazioni degli appassionati di F1 più superficiali. Tediati dalla favoletta più agile e ripetitiva, particolarmente diffusa in quei bar che si alimentano a birra e motori, abbiamo trovato opportuno dedicare un articolo per illustrare gli episodi più significativi della massima serie automobilistica da quando si è aperta la stagione della motorizzazione ibrida.
Il 2014 è stato in effetti un anno di svolta della F1, con un salto in avanti tecnologico definitivamente epocale. Dopo l’era dei “dinosauri” a propulsore anteriore degli anni 50 e 60, che vide il dominio dei britannici, nel ventennio 1970-90 il Circus incubò progressivamente lo sviluppo ingegneristico delle automobili. Nell’edizione del 1989 fu segnata la quota record di 39 monoposto regolarmente iscritte al campionato: un numero destinato a diminuire drasticamente con l’accrescersi, d’altro canto, dei costi di sviluppo e di manutenzione.
Tante le soluzioni proposte per arginare questa morìa di costruttori, con effetti talvolta positivi talvolta negativi. L’avvento dell’elettronica contribuì a complicare una questione già ingarbugliata e alla fine, negli anni duemila, si passò dai motori V10 3.000cc ai V8 da 2.400cc, minati di stagione in stagione da varie ed eventuali limitazioni. Nel 2009 il Presidente FIA Max Mosley tentò un ennesimo colpo di mano per ridurre l’alta finestra dei costi di gestione nel tentativo, rivelatosi poi vano, di rendere competitive le squadre minori.
L’ultimo filone, destinato con buona probabilità a rivoluzionarsi nel 2021, si è aperto nel 2014, col passaggio alla propulsione ibrida, sia termica che elettrica, attraverso delle power unit basate su un 1.600cc turbo. Ripercorriamo insieme i GP che ci hanno fatto drizzare i peli con questa recente motorizzazione.
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