In casa Ferrari la voglia di tornare a esultare per un titolo (l’ultimo trionfo risale al 2007) è tanta, anche se le ultime prestazioni hanno ridotto le possibilità che l’obiettivo possa realizzarsi già in questa stagione. A Sebastian Vettel, il più diretto inseguitore di Lewis Hamilton, la grinta però non manca e non ha certamente intenzione di mollare proprio ora. Il tedesco potrebbe essere comunque l’uomo giusto per riportare in alto la scuderia di Maranello, un pensiero condiviso anche da Mika Hakkinen, che intravede diverse similitudini nello stile di guida con Michael Schumacher.
Il legame tra due grandi campioni
Riuscire a emergere in Formula Uno non è mai semplice. Oltre a una monoposto competitiva è infatti fondamentale anche riuscire a resistere alle pressioni e reagire con grinta alle difficoltà che possono emergere nel corso di una stagione. Tutte caratteristiche che posseggono certamente due campioni del calibro di Michael Schumacher e Sebastian Vettel. Il primo vanta ben cinque titoli in carriera con la Ferrari, mentre il secondo sogna ancora di centrare un trionfo che a Maranello manca ormai da undici anni.
Mika Hakkinen, uno a cui l’esperienza nel Circus non manca di certo, riesce a intravedere diversi punti di contatto tra i due tedeschi soprattutto nello stile di guida: “Considero quello di Seb unico, ma ci sono sicuramente delle somiglianze con Michael: frena nello stesso punto, guida con le stesse traiettorie, e ha grande sensibilità nelle accelerazioni – ha detto l’ex pilota ai microfoni di Speedweek -. Si tratta di un modo di guidare la monoposto pulito e aggressivo che consente di avere sempre la macchina sotto controllo”.
E Lewis Hamilton?
Hakkinen considera invece ben diverso il modo di approcciarsi alla monoposto dell’attuale campione del mondo, Lewis Hamilton: “Lui è sempre alla ricerca di una guida più estrema. Spinge la macchina più al limite e si assume rischi in più sebbene non sia spericolato nè evita di prendere decisioni ben ponderate. Ovviamente non è sempre possibile assumersi dei rischi perché prima o poi si può sbagliare” – ha concluso.
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