È stato un sabato spasmodico, teso e caldo. Tanto in senso materiale quanto in quello figurato perchè di qualifiche così tirate, incerte e combattute sul filo del millesimo non se ne vedono spesso. Sotto il sole battente di Silverstone ha centrato la pole Lewis Hamilton: è la quarta consecutiva nel Gran Premio di casa, la sesta in assoluto e la 76esima in carriera. E, a ragion di prestazione, occorre sottolineare che si tratta di un risultato maturato dal pilota, il quale ha saputo oltrepassare il limite tecnico di una Mercedes — seppur di poco — inferiore alla Ferrari. Ferrari che è lì, ruggente e graffiante, una rosa rossa in quello che doveva essere il giardino della casa tedesca. E invece a Maranello hanno tirato su una monoposto assurdamente competitiva, bilanciatissima, orchestrata da piloti che non si fermano neppure davanti al problema fisico, vedi Vettel, o che piazzano la zampata quando meno te l’aspetti, vedi Raikkonen.
Qualifiche al vetriolo
Nel Q2 è proprio di Seb il miglior tempo, che si mette dietro Hamilton e Bottas per una manciata di millesimi e Kimi che rimane più al largo a +0″300. Al Q3 la musica non sembra inizialmente cambiare: Vettel scende in pista e si migliora, ottenendo un tempo di mezzo decimo più basso del rivale inglese, con Bottas incapace di battere quei ritmi. Nell’ultima run il tedesco non si migliora, sbavando un po’ nel suo punto forte che è il primo settore, mentre The Hammer tira fuori il coniglio dal cilindro e si prende la pole: 1’25″896, il nuovo record della pista. Vettel rimane in seconda casella, a soli +0″044, con Raikkonen che incanta all’improvviso centrando il terzo tempo a +0″098. Senza il bloccaggio in curva 16 avrebbe potuto seriamente ambire a qualcosa in più. Dato importante: le Ferrari van più forte sul dritto, e di molto.
Vettel, che rischio
“Sono felice del risultato. Soddisfatto soprattutto del primo tentativo del Q3 ma, oggettivamente, stamani non sapevo nemmeno se avrei potuto prender parte alle qualifiche“, è stato questo il commento di Sebastian Vettel al termine del time attack. Il ferrarista è stato effettivamente a rischio a causa di un problema al collo, una zona particolarmente sollecitata in Formula Uno e ancor più messa sotto tensione a Silverstone, dove subisce mediamente un fattore di carico di oltre 5g, similmente a quanto accade con i jet da combattimento. Seb è stato messo sotto cura e trattato con dell’elastotape, particolari cerotti ad azione lenitiva, per affrontare al meglio il weekend: considerando che domani le monoposto gireranno con tempi inferiori di 4~5″ rispetto, il duro sembra passato.
Red Bull in panne
Non pervenute, invece, le Red Bull. Il sorriso pacato di Chris Horner disvela una sorta di rassegnazione: Verstappen non è riuscito a far meglio della quinta posizione, Daniel Ricciardo è sesto. Il passo gara è però molto distante dalla vetta, quasi 1″ più lento, un gap galattico per chi vuole ambire al risultato. Bene ancora le Haas, entrambe in quarta fila con Kevin Magnussen e Romain Grosejean, a precedere un meraviglioso Charles Leclerc, ancora in giornata di grazia, che scatterà nono. Chiude la top ten la Force India di Esteban Ocon.
Griglia di partenza
Hamilton, Vettel | Raikkonen, Bottas | Verstappen, Ricciardo | Magnussen, Grosejean | Leclerc, Ocon | Hulkenberg, Perez | Alonso, Gasly | Ericcson, Sainz | Vandoorne, Sirotkin | Stroll, Hartley