Jim Clark, il campione che con la sua morte cambiò la Formula 1

Jim Clark, il campione che con la sua morte cambiò la Formula 1

Andando a ritroso nel tempo sono pochi i piloti veramente amati da tutti senza dubbi sulle loro capacità. Uno di questi è senza ombra di dubbio è il campione scozzese Jim Clark. La sua morte prematura nell’aprile del 1965 fu un duro colpo per il pubblico e soprattutto per i suoi colleghi, dai quali era particolarmente apprezzato. Notando le numerose morti accorse durante la vita del Circus, l’unica paragonabile a quella di Clark come impatto sul mondo fu quella di Ayrton Senna nel 1994.

“Il più veloce uomo su ruote”

Jim Clark era conosciuto da tutti per l’incredibile raffinatezza della sua guida tanto che il Time lo definì “The quickest man on wheels“, ovvero “l’uomo su ruote più veloce”. Un esempio di questa maestria è il Gran Premio di Gran Bretagna del 1965. La Lotus che guidava ebbe un calo di pressione dell’olio al motore, ma con ancora quasi la metà dei giri da completare. Come arginò il problema? Clark usò tutto il suo ingegno spegnendo il motore in curva e usando l’inerzia, per poi riaccenderlo in rettilineo. Proprio sapendo di questa sua maestria la dinamica dell’incidente risulta ancora più legata a un danno meccanico che non a un suo errore. Il pilota scozzese perse la macchina a 250 km/h durante una gara di Formula 2 e andò contro un albero. Questo incidente portò i suoi colleghi a pensare che se era successo a lui, che era un asso al volante, poteva accadere a tutti.

Jim Clark alla guida della sua Lotus (Foto:peterwindsor.com)

La battaglia per la sicurezza

La morte di Clark spinse i suoi colleghi a volere più sicurezza durante i gran premi, i quali all’epoca reclamavano praticamente un morto all’anno. Il più agguerrito sulla sicurezza all’epoca, e lo è tutto’ora, è lo scozzese Jackie Stewart. Stewart riuscì ad ottenere barriere più sicure e personale medico qualificato a bordo pista per soccorrere i piloti. Ma probabilmente la più grande vittoria fu l’utilizzo del casco integrale, che all’epoca era prerogativa delle gare motociclistiche. Stewart fu quello che venne più colpito duramente dalla morte di Clark, con il quale era molto amico e conterraneo.

Graham Hill, Jackie Stewart e Jim Clark (Foto:Pinterest)