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Libero Liberati, il primo divo del motociclismo italiano

La leggenda di Libero Liberati risuona ancora oggi per le strade di Terni al pari di una storia contemporanea, un fatto che continua a compiersi. Il carisma e la personalità del “ternano volante“, com’era soprannominato, aprirono le porte delle case degli italiani al motomondiale, che passò dall’essere visto come una competizione pericolosa e irrazionale ad uno sport vero e proprio, ricco di intense emozioni. “A chi mi incontra si illuminano gli occhi”, così il nipote di Liberati ha recentemente affermato, a dimostrazione dell’eredità che gli ha lasciato il primo divo del motociclismo italiano

Credits: Terni in rete

Imbattibile nel campionato italiano

La carriera del “cavaliere d’acciaio“, altro soprannome affibbiato a Liberati in contrapposizione a quel “duca di ferro” che era Geoffry Duke, inizia con una serie di gare nazionali con la quale l’italiano fa conoscere la sua caparbietà, spericolatezza e allo stesso tempo puntigliosa bravura nel guidare le “500” dell’epoca, dei cavalli imbizzarriti privi di qualsivoglia sicurezza. Tra il 1947 e il 1949 Liberati trionfa a Spoleto, a Frosinone, nella sua Terni e nella difficilissima cronoscalata di Perugia, che proiettò Liberati e il mondo della motocicletta in un immaginario collettivo diverso. Tutti capirono il talento del ternano, in primis i concittadini, che regalarono una “Guzzi Dondolino” a Liberati con cui correre e vincere. Gli innumerevoli successi nel campionato italiano culminarono con la doppia conquista del titolo nazionale nel 1955 e nel 1956.

La stagione 1956 fece conoscere il talento cristallino di Liberati anche al mondo del neonato motomondiale, nato soli 7 anni prima. In occasione del GP delle Nazioni, a Monza, ultimo appuntamento del motomondiale, Liberati corse due gare memorabili. Il ternano vinse nella classe “350” con la sua storica compagna di viaggio, la Gilera, sbaragliando la concorrenza di oltre un minuto e battendo piloti del calibro di Umberto Masetti, già campione del mondo. Ma il vero capolavoro avvenne nella gara della “500”, in cui dopo un duello memorabile con lo storico rivale Duke, plurititolato, Liberati dovette cedere la prima posizione per ordini di scuderia, giungendo al traguardo con un beffardo decimo di ritardo.

Credits: ItaliaOnRoad, Liberati in duello con Duke

 Arriva il 1957: campione del mondo e atleta dell’anno

Con un palmares di risultati incredibilmente prestigioso, Gilera vuole Liberati sulla sua moto per tutto il campionato del mondo del 1957 e la scelta non può che essere azzeccata. Il ternano vince 4 gare su 6 e si prende la rivincita al GP delle nazioni nei confronti di Geoffry Duke. La vittoria di Liberati mandò in visibilio Terni, nel quale ancora oggi riecheggiano storie sul loro concittadino più famoso. La gente, capì chi era Libero Liberati nella gara inaugurale della stagione, ad Hockeneim: ai tempi della “500”, era prassi abituale disputare due gare di due categorie diverse nella stessa giornata, e Liberati non faceva eccezione. Nella gara della 350, sotto una forte pioggia, Liberati cadde a pochi chilometri dall’arrivo al traguardo quando era in prima posizione, ma si rialzò e vinse la gara con soli tre decimi sul secondo. Successivamente il pilota della Gilera corse la gara della “500”, nonostante l’infortunio alla caviglia appena rimediato nella corsa precedente, e riuscì nell’impresa di vincere anche nella classe regina, facendo segnare un’impressionante velocità media di 200 km\h.

Al titolo mondiale conseguì un’ondata di popolarità per Liberati. Il ternano fu eletto atleta dell’anno in Italia, riconoscimento che lo aiutò a lanciare il motociclismo italiano verso una nuova dimensione. Al termine della stagione le case italiane, tra cui Gilera, abbandonarono il motomondiale e Liberati restò senza sella. Il conte Agusta, conoscendo il valore del pilota, offrì il posto per la stagione successiva sulla sua formidabile MV, volendo a tutti i costi l’accoppiata moto-pilota italiano, ma Liberati volle restare fedele alla Gilera e declinò. Liberati morì in un tragico un’incedente nel 1962, durante un’uscita d’allenamento con la sua Gilera. Con lui il motomondiale entrò nelle case degli italiani.