Tre GP senza Marquez davanti a tutti erano troppi. Avrà pensato questo il Cabronçito nell’appuntamento di casa, quel circuito piazzato nel bel mezzo del deserto di Los Monegros. Nelle tre recenti occasioni il campione del mondo in carica — lanciato ormai verso il settimo titolo iridato con +72 su Dovi a 5 round dalla fine — si era dovuto inchinare ad una Ducati in formidabile crescita. Ad Aragon, però, l’iberico ci ha messo il manico, la testa e anche un po’ di azzardo per regolare uno scatenato Andrea Dovizioso. E pensare che alla vigilia della gara batteva bandiera bianca, ammettendo di buona lena: “Se le Ducati andranno come in qualifica mi accontenterò del terzo posto“.
Lorenzo KO
E invece la domenica ha cambiato forma già da curva uno. Marc parte bene, un po’ lungo, costringe Lorenzo ad andare largo che, sul lato più sporco della pista, molla il gas troppo presto e si ritrova nella ghiaia con un dito rotto. “Ieri dopo la caduta della FP4 davvero pensavo che non avrei attaccato, ma stamattina quando mi sono svegliato ho deciso di provare a rischiare e ho messo la morbida, che fino ad ora al pomeriggio avevo usato solo in qualifica” rivela Marquez ai microfoni Sky. Poi riprende: “L’obiettivo era provare a fare qualche giro dietro a Dovizioso e vedere cosa sarebbe successo. Quando poi ho visto che ero lì attaccato, mi sono detto: adesso ci proviamo! Ed è andata bene! Fino al warm-up ero convinto che avrei corso con la gomma dura, ma poi sono caduto ed ho visto che calava parecchio, quindi ho avuto una lunga discussione all’interno della HRC. Io volevo mettere la morbida e loro dicevano che non avrebbe avuto senso metterla con la nostra moto, ma alla fine era la scelta giusta“.
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— MotoGP™??? (@MotoGP) 23 settembre 2018
Scelta rischiosa che ha pagato
La questione sulla scelta della mescola è fatidica per Marquez, che sottolinea: “Io penso che oggi ho vinto perché avevo la gomma morbida. Se avessi messo la dura, avrebbe vinto Dovi. Per questo mi sono preso il rischio di provare a fare un po’ di giri dietro e vedere cosa sarebbe successo. La Ducati va forte in tutte le piste, ma lottare con loro è buono, perché ci aiuta a capire su cosa dobbiamo lavorare. Per l’anno prossimo dobbiamo fare uno step grande, perché loro stanno andando molto forte. Con Dovizioso abbiamo fatto una bella lotta, ma oggi ho deciso che non avrei aspettato l’ultima curva per attaccarlo, perché se avessi aspettato l’ultima curva mi avrebbe fregato di nuovo. Dovevo per forza farlo così“.
Menage a trois
Il mattatore della MotoGP ha poi dedicato un pensiero al momento più teso del GP, quando ad una manciata di giri dalla bandiera a scacchi si è trovato appaiato con Dovizioso e Iannone, gettato in un gioco delle tre carte sul filo dei 200 km/h: “È stato bello perché ho sorpassato Dovi alla curva 12, poi sono andato un po’ lungo e lui mi è rientrato alla 14. C’è stato un piccolo contatto e io sono andato largo, quindi ho rischiato quasi di cadere alla 15 perché non avevo più spazio. Poi ho visto Iannone all’esterno e Dovi all’interno e volevo fortemente passare Iannone, perché mi è stato in scia tutto il weekend e avevo paura che mi finisse davanti proprio in gara“. E quanto al titolo in anticipo si sbilancia: “Dicono che sognare è gratis e il mio sogno è di chiudere i conti prima di Valencia. Oggi l’obiettivo era non perdere più di 9 punti e l’abbiamo fatto molto bene. Ora però dobbiamo rimanere concentrati per non sbagliare nelle prossime gare“.
Rossi ai minimi storici
E per un Marquez al settimo cielo c’è un Rossi nel buio più profondo. Il Dottore, scattato dalla casella numero 17, si è districato con la solita esperienza da leggenda per agguantare un buon ottavo posto. Bilancio positivo considerando i valori in gioco di una Yamaha lontanissima dalla top ten, ma comunque drastico se si pensa che a Iwata credevano di poter competere per l’iride ad inizio stagione. “Ieri è stata la giornata più difficile del weekend, abbiamo fatto delle modifiche ma facevo ancora più fatica e mi sono un po’ rassegnato — le parole del Dottore — è stato un errore, se avessi continuato a fare meglio il mio lavoro magari riuscivo a partire una fila davanti e oggi arrivare uno o due posizioni davanti. Non è difficile lavorare, ma bisogna fare le cose giuste“.
Ma la Yamaha può far qualcosa
La situazione, per l’ennesima volta, è davvero critica per Yamaha: “Siamo in difficoltà, dalla Ducati c’è un secondo e mezzo a giro di distacco, un’enormità. La moto è questa da un po’ di tempo e questa è la cosa più preoccupante, invece gli altri hanno fatto un grande step. La Suzuki, la Honda, la Ducati e oggi è andata forte anche l’Aprilia. Possiamo lavorare sull’elettronica, qui qualcosa mi ha aiutato alla fine a tenere un passo più costante, questa era una delle piste più difficili dell’anno. In Thailandia sarà difficile, nei test siamo andati abbastanza male, anche se Zarco era andato forte a inizio anno. Motegi mi piace molto, poi bisogna vedere il tempo, in Australia sull’asciutto potremmo anche essere competitivi. In Malesia non lo so, a Valencia sarà difficile. Poi bisogna anche capire cosa si intende per essere competitivi“.