A distanza di poco più di 23 anni, tutti gli appassionati di motori non possono dimenticare Ayrton Senna, uno dei piloti più importanti nella storia della Formula Uno. Il brasiliano era finito fuori strada all’ormai celebre curva del Tamburello a causa del cedimento del piantone dello sterzo ed era poi finito contro il muro. Nonostante i soccorsi immediati, i medici poco dopo non avevano potuto far altro che constatare il decesso. A sorpresa, Adrian Newey, allora ingegnere della Willliams è tornato a parlare della tragedia e per la prima volta ha ammesso di sentirsi responsabile.
Uno scenario inaspettato a distanza di anni
Adrian Newey, attuale ingegnere Red Bull ma in forza alla Williams durante l’epopea di Ayrton Senna, ha deciso di raccontare per la prima volta la sua verità sull’incidente in cui ha perso la vita il brasiliano. L’uomo lo ha fatto con un libro dal titolo “Come costruire una macchina”. Qui emerge davvero una verità sconvolgente.
Inaspettatamente l’inglese ha infatti ammesso di sentirsi responsabile della morte dell’ex pilota. Nonostante tutto, però, non si sente colpevole dell’impatto da cui la leggenda della Formula Uno non si è più ripreso.
Queste le parole del progettista, che ora suonano come un macigno: “Al di là dell’ipotesi che l’incidente sia stato causato dalla rottura del piantone dello sterzo, non si può negare che sulla FW16 ci fosse una componente sbagliata che non avrebbe mai dovuto essere lasciata in sede. E mi rammarica essere stato uno dei senior officer nel gruppo di progettazione di una monoposto che ha ucciso un grande amico” si legge nel libro.
Nel testo ammette le modifiche effettuate alla monoposto pensando di migliorare i risultati in pista: “Sono stato io ad aver scombinato l’aerodinamica del veicolo. Ho riportato l’utilizzo delle sospensioni passive e disegnato una monoposto instabile. Lui ha dovuto compensare le mancanze del mezzo. Anche se non avesse forato, prendere l’interno e dunque una traiettoria veloce ma sconnessa, sarebbe stato difficile pure per uno come lui considerate le problematiche dell’auto. Per questo mi sento in parte responsabile del suo decesso, anche se non colpevole“.
Le modifiche alla monoposto sono state decisive?
Ripensando a quanto accaduto quel giorno, Newey inizia ad avere dubbi sul suo lavoro. Pochi giorni prima della gara di Imola, infatti, l’ingegnere aveva attuato alcune modifiche alla monoposto, che fino a quel momento non aveva raccolto alcun punto. Anche per un pilota esperto come Senna guidare la vettura non era semplice.
Le parole di Newey fanno quindi vedere con una luce diversa quanto era emerso dal processo. In primo grado i giudici avevano assolto sia il progettista sia Frank Williams. La responsabilità dell’incidente era stata addebitata al cedimento del piantone dello sterzo dove era presente addirittura della ruggine. La sentenza della Cassazione si era invece conclusa con il “non luogo a procedere” in riferimento alla situazione del direttore tecnico Patrick Head, ritenuto colpevole per omicidio colposo. L’uomo non aveva però scontato la sua pena a causa della prescrizione del reato.