È ormai passato tanto tempo da quando, nel 2013, Andrea Dovizioso parlava di “un problema di uomini e non di tecnici” all’interno del box Ducati, un box dove i risultati non arrivavano e il fallimento del matrimonio con Valentino Rossi riecheggiava ancora come una sentenza scomoda. La rinascita Ducati iniziò con l’approdo dell’ingegner Gigi Dall’Igna, persona di gran spessore umano e professionale, nonché di sicuro affidamento. Gli ottimi risultati raggiunti con l’Aprilia Superbike convinsero i vertici Ducati ad affidarsi a lui per la ricostruzione della rossa di Borgo Panigale.
L’artefice della rinascita
Le incredibili vittorie di Brno e del Red Bull Ring hanno dimostrato una volta di più l’efficacia della moto italiana, probabilmente ad oggi la miglior moto dell’intera MotoGP. I tempi in cui si faticava per raggiungere il podio sembrano ormai lontani, eppure la svolta è avvenuta “solo” nel 2014, quando alla corte di Paolo Ciabatti e Claudio Domenicali è arrivato l’ingegner Dall’Igna. L’uomo a cui si richiedeva il salto di qualità che l’accoppiata Valentino Rossi-Filippo Preziosi, non era riuscita a imprimere. Le credenziali che Dall’Igna portava con sé dall’Aprilia erano di sicuro affidamento, dato che nel suo curriculum poteva vantare esperienze in Ferrari oltre che innumerevoli successi nelle derivate di serie. Ma ad esser stata fondamentale per la crescita nell’ambito delle due ruote è stata la gavetta, arricchita di titoli mondiali, con Jan Witteven, l’illustre ingegnere a capo di Aprilia, che dominò il motomondialenelle piccole cilindrate, a metà degli anni 90′, sbaragliando le rivali giapponesi economicamente più attrezzate.
L’esperienza con Witteven è stata cruciale, infondendo in Dall’Igna oltre le capacità tecniche, anche le capacità di leadership all’interno del box. Sin dalla prima creazione, la GP15, la Ducati ha intrapreso un percorso di crescita vertiginoso culminato nella lotta per il titolo del 2017 e nell’impressionante situazione tecnica attuale nel quale versa. Il motore è rimasto il punto di riferimento, riuscendo a coniugare insieme massima velocità e accelerazione. Ma la vera vittoria di Dall’Igna è stata la ciclistica, adesso la rossa riesce a curvare bene e a frenare meglio di chiunque altro, due storici problemi che hanno accomunato tutte le Desmosedici a partire dal Loris Capirossi del 2003 fino ad arrivare al Andrea Dovizioso del 2014.
“L’obiettivo è vincere più gare di Honda”
Carlo Pernat, storico personaggio del motomondiale, che l’anno prossimo ricoprirà la carica di direttore sportivo per MV Agusta, ha lodato il lavoro di Dall’Igna: “La Rossa è ormai diventata il punto di riferimento e credo che il vero vincitore di tutto ciò sia Dall’Igna. L’ingegnere, quando ha preso Lorenzo, è stato sbeffeggiato per questo investimento oneroso, però alla fine ha avuto ragione, dato che Jorge adesso fa paura. Purtroppo ormai i giochi si sono fatti e ancora una volta ha vinto il budget, ma dopo la vittoria in Repubblica Ceca Dall’Igna si è tolto una piccola macchia nera“.
Come ricordato dal manager genovese la lotta al titolo per la stagione in corso sembra compromessa, ma la strada per diventare il punto di riferimento in MotoGP è ormai spianata, e passa attraverso altre vittorie. Ai microfoni di GPone, Dall’Igna chiarisce quali sono gli attuali obiettivi della Ducati: “Siamo contenti dei risultati ottenuti ma non ci dobbiamo fermare qua. Dopotutto la Honda ci è vicina. Con Jorge e Dovi punteremo a vincere più gare possibili. Vincere più gare di chi vincerà il mondiale? Sarebbe una bella soddisfazione”. La moto che solo Casey Stoner riusciva guidare, oggi è la moto più ambita, riuscendo a far esaltare differenti stili di guida. I meriti di Dall’Igna non finiscono solo nei meri risultati, ma anche nell’aver creato una struttura vincente all’interno dell’assetto organizzativo, con un test team di altissimo livello, affidato ai polsi destri di Stoner e soprattutto Pirro, e di un team interno (il team Pramac) fondamentale nello sviluppo. Ducati può cullarsi di avere un fenomeno.