Impresa è fatta. Andrea Dovizioso ha vinto il Gran Premio della Malesia, trionfando in pompa magna in un tracciato reso più ostico che mai dalla pioggia. Il successo è stato incorniciato dalla superba prestazione del compagno di scuderia Jorge Lorenzo, alla fine secondo, e da Johann Zarco, terzo, che ha estromesso Marc Marquez dal podio permettendo al forlivese di approdare all’ultimo appuntamento stagionale con 21 punti di ritardo. Mondiale ancora aperto: a Valencia il verdetto finale.
Le prime battute
Partenza eccezionale di Marquez, che s’infila tra i ranghi e passa in testa in curva uno. Al cambio di direzione va però lungo e viene infilato da Zarco che, montando una mescola morbida alla gomma posteriore, è riuscito ad esprimersi al meglio fin da subito salvo poi pagare l’usura degli pneumatici nelle fasi centrali della corsa. In scia alla Yamaha Tech3 che ha dominato le prime battute del GP si è subito imposto Jorge Lorenzo, protagonista del solito scatto poderoso e particolarmente bravo a gestire l’asfalto bagnato.
Pedrosa in difficoltà
Alla prima tornata Zarco era in testa con quasi un secondo di margine su Lorenzo, Marquez, Pedrosa e Dovizioso. Il forlivese è stato particolarmente cauto, evitando di rischiare nel nuvolone d’acqua creatosi all’inizio. Poi però ha subito macinato un gran ritmo, sorpassando immediatamente Dani Pedrosa. Il poleman di giornata, non un grande amante delle corse bagnate, ha perennemente navigato a ridosso dei primi, facendo una gara di risparmio. Terminerà quinto senza grandi acuti: per il team principal Livio Suppo è anche “un risultato migliore di quanto sperato“.
Molla Marquez
Al giro otto il Porfuera sorpassa Zarco con aggressività, seguito, come un’ombra, dal preciso Dovizioso. Più volte la Desmosedici si scompone, impedendo ai piloti di rischiare e azzardare. Molte le occasioni in cui anche Marquez si è trovato in difficoltà, tastando da vicino la possibilità tangibile di scivolare. Preferisce mollare “quei matti” che si danno battaglia davanti, accontentandosi del quarto posto per evitare brutte sorprese. Scelta oculata da pilota esperto, magari non ciò per cui gli oltre 100mila tifosi malesi accorsi hanno pagato, ma molto condivisibile.
La passerella Ducati
Il drop della gomma di Zarco si fa sentire soprattutto ai due terzi di gara, quando la concretezza dei Ducatisti li spinge via al comando. La pista inizia ad asciugarsi, i tempi si abbassano: sembra un trionfo annunciato ma tutto potrebbe andar storto per una distrazione. Dietro Petrucci rimonta con cuore e abilità; partito dal fondo dello schieramento giungerà sesto alle spalle di Pedrosa. A quattro giri dalla fine in staccata si blocca l’anteriore di Lorenzo, Dovizioso ne approfitta e da lì in poi è una passerella per le due Ducati. Tutto facile, sì, ma solo in apparenza. Dovizioso non ha mancato l’appuntamento con la storia, Lorenzo gli ha servito una vittoria “sul tappeto di velluto come fanno i gioiellieri“, come ricorda Guido Meda in cabina di commento.
Yamaha, queste sconosciute
Non pervenute le Yamaha ufficiali, che stentano a trovare il set-up ideale in condizioni di bagnato. Valentino Rossi viene risucchiato dal gruppo e rinviene solo nelle ultime fasi di corsa, fermandosi non oltre la settima posizione. Vinales battaglia nelle retrovie ma alla fine, complice un pacchetto tecnico comunque superiore a chi naviga tra quelle acque, rimedia una sofferta nona piazza. L’ennesima conferma di come la Yamaha non avrebbe mai potuto giocarsela fino in fondo per il mondiale, che adesso, con il solo Gran Premio di Valencia da correre, vede Marc Marquez in vantaggio di soli 21 punti su Andrea Dovizioso. Per il Cabronçito, una citazione di Gino Bartali: “Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare!”.