Una rivalità, ormai, destinata a durare nel tempo e a cristallizzarsi in passaggi passati, presenti, futuri, più o meno sportivi ma di certo non poco avvincenti. Come le fantomatiche vicende del mondiale 2015 e la spallata dello scorso Gran Premio d’Argentina. Marc Marquez e Valentino Rossi, rinnovati Coppi e Bartali dalle tinte tecnologiche: una antipatia ammantata dal fascino carismatico della sfida e caricata di suggestione dalla categoria di lotta per eccellenza, il salto generazionale. Il solco, quello tra il Dottore e il Cabronçito — in due fanno 15 titoli iridati, tanti quanti Agostini da solo — pare abbia raggiunto le profondità del non ritorno: Marquez porge la mano, Valentino gli nega la stretta.
Nella tana del lupo
È successo tutto sotto i riflettori, durante la conferenza stampa di ieri a inaugurare il weekend di Misano. La mossa di Marc era stata già preannunciata dallo stesso in alcune dichiarazioni che aprivano gli spiragli di un disgelo. Dichiarazioni che agli occhi dei più smaliziati suonano come un mediatico e malcelato tentativo di allentare la pressione in occasione del weekend romagnolo, l’arena dei piloti tricolore. L’iberico, seduto accanto al pesarese, fa per girarsi e gli tende la mano, accompagnata dalla tipica risatina di circostanza. Rossi è impassibile e inflessibile, scuote la testa e poi abbassa lo sguardo per non cedere all’imbarazzo, scagliando il latore della bandiera bianca nell’abisso di un silenzio teso e ridicolo. E Marc rimane lì, con le mani in mano, privato di parola.
Marquez l’illuminato
“Forse è perché è stato dal Papa” ha rivelato poi Rossi a conferenza finita, cercando di giustificare il comportamento del rivale. “Mi è sembrato John Belushi nel film Blues Brothers quando va in chiesa e vede la luce. Mi dispiace, ma io sono libero di decidere, e la nostra relazione non è una cosa importante, è una cosa fra noi due. Siamo due piloti, corriamo insieme e l’importante è essere tranquilli per fare bene il proprio mestiere. Questo è quello che conta, per il resto si perde solo del tempo a parlarne” ha quindi concluso il solito pungente, elettrico e laconico Valentino.
La replica del pacifista
Anche Marquez è stato chiamato a commentare l’episodio, intervistato da TV8. “Ho provato a dargli la mano. Rossi ha detto che non c’è nessun problema tra di noi e l’ho tenuta lì. Non c’è stato modo, ma siamo sempre gli stessi e la vita va avanti. Non succede nulla. Ho ammesso quello che c’era da ammettere, ma non fa niente. La vita va avanti, nessuno è essenziale qui“. Alle prime schermaglie Loris Reggiani, ex pilota e storico commentatore per Mediaset della MotoGP, aveva suggerito a Marquez, prima ancora di porgere ulivi e colombe, di scusarsi con i tifosi di Vale per l’indimenticato e amarissimo mondiale del 2015. “Non so chi sia Reggiani, né mi interessa. Non fa niente, siamo in Italia e sono leader del Mondiale con 59 punti sul secondo. Tutto procede bene, devo pensare a guidare bene e a stare calmo” la reazione dello spagnolo.
Lorenzo sugli scudi
Nella singolar tenzone s’inserisce anche il solito terzo incomodo. Jorge Lorenzo era presente in conferenza stampa e da vicino ha potuto osservare lo svolgersi dei fatti. Quindi ha detto la sua: “Penso che abbiano torto sia uno che l’altro. Rossi perché non ha voluto stringere a Marquez e si è comportato come un bambino piccolo. E soprattutto perché avrebbe l’opportunità di dire ai suoi tifosi che non dovrebbero fischiare sul podio un pilota che non ha fatto nulla per meritarselo. E d’altra parte penso che a Marquez interessi troppo quello che dice o fa Valentino. Dovrebbe pensare alle sue cose e andare avanti. Se non lo saluta più? Dovrebbe andare oltre, punto. Ma questa è solo la mia opinione, e tutti fanno e dicono quello che vogliono” ha riassunto il tre volte campione del mondo.”