Dalle stelle alle stalle: un ottovolante comune per chi, professionalmente, si gioca vittorie, sconfitte, vita e contratto sul filo della millesima parte del secondo. Nonostante un doppio ritiro nei primi cinque appuntamenti, Daniel Ricciardo era considerato il pilota più in forma durante la prima parte della stagione, complice l’impossibile trionfo di Shangai ed il successo in pompa magna a Monaco, la cosiddetta “vittoria del riscatto” dopo lo sfortunato secondo posto del 2016. Ad oggi, però, nella fase conclusiva dell’annata, il presente del campione australiano è nero ma il suo futuro è ancora più scuro.
Ferrari sì, Ferrari no: storia infinita
Dopo il Gran Premio della Cina Ricciardo era dato per ovvio sostituto di Kimi Raikkonen in Ferrari: si paventava un orizzonte radioso per uno dei personaggi più talentuosi, carismatici e amati del Circus. Un ragazzo nato sotto la buona stella dei papabili iridati eppure così umile, simpatico, umano. Ma l’accordo non è mai arrivato, probabilmente per l’alto ingaggio richiesto da Daniel, una cifra vicina ai 40 milioni di euro a stagione, e la volontà di Maranello di puntare esclusivamente su Sebastian Vettel per la classifica piloti. A quel punto l’Honeybadger — il suo soprannome, letteralmente “Tasso del miele” — ha messo in stallo l’intero mercato piloti, corteggiato un po’ da tutti ma legato a condizioni e pretese non accettabili (praticamente) da nessuno. Ricciardo avrebbe voluto una monoposto in grado di vincere il mondiale e un contratto d’oro. Insomma, la botte piena e la moglie ubriaca.
La beffa di Abiteboul
Ambito da McLaren, osservato da Mercedes, ma soprattutto bramato da Red Bull, la scuderia che l’ha reso grande e condotto nell’olimpo della Formula Uno. Ma il team di Milton Keynes ha un pupillo intoccabile, Max Verstappen, la cui difficile convivenza con Ricciardo ha reso l’ambiente rarefatto e un po’ malsano. Gli attriti tra i due sono sfociati nel ridicolo incidente di Baku, una Verstappenata divenuta magicamente errore di gruppo che, forse, Daniel non ha mai mandato giù. L’australiano finisce per scavalcare Chris Horner ed Helmut Marko nelle contrattazioni, parlando esclusivamente col grande boss Mateschitz: a leggere tra le righe si poteva già intuire l’epilogo della vicenda. La Red Bull nel frattempo divorzia dal fornitore Renault, al termine di una travagliata storia culminata dalle sfacciate e poco eleganti dichiarazioni di Cyril Abiteboul: “Faremo il possibile per far rimpiangere loro questa decisione“. E detto fatto. Se già dal GP d’Austria il rinnovo di Ricciardo per Red Bull era vicinissimo, all’indomani del round ungherese Daniel ha firmato un biennale con Renault.
I motivi del trasferimento
A muovere Ricciardo verso la scuderia francese sarebbe stata anzitutto la voglia di mettersi nuovamente in gioco con una esperienza totalmente diversa, ma anche la pretesa dei vertici Red Bull di bloccare il pilota con un accordo pluriennale, un fatto che il diretto interessato non ha gradito unitamente all’adozione dei non proprio affidabilissimi motori Honda. Alla Renault tutte le risorse graviteranno attorno a lui, che verrà trattato esclusivamente come prima guida. Nico Hulkenberg dovrà appositamente svolgere il ruolo di comprimario, in attesa che il pacchetto tecnico cresca e che il titolo iridato possa essere alla portata. Ma per raggiungere quel livello ci vorrà del tempo per crescere: non sono poche le stagioni da cui Renault promette invano il salto di qualità, ma il fattore Ricciardo potrebbe essere cruciale per materializzare questo passaggio.
Domeniche nere
Eppure, con molti GP residui, la scelta di Ricciardo di annunciare il cambio casacca ha finito inevitabilmente per appesantire un clima già teso. Lo si vede negli occhi di Horner e nella freddezza delle sue comunicazioni, dai rapporti di Daniel con i media a quelli con il suo compagno di scuderia Verstappen. E lo si vede anche nelle prestazioni, fatidicamente attraversate da un flusso esasperato di sfortuna. Negli ultimi sei Gran Premi l’australiano è stato costretto al ritiro quattro volte, di cui tre per problemi tecnici. Non è chiaro se questo sia imputabile a qualche forma di responsabilità umana dei tecnici o puro intervento dal caso, fatto sta che all’inizio della stagione ci si chiedeva se e come Ricciardo potesse essere della galoppata mondiale e ad oggi lo si vede ricorrentemente accostare la monoposto fumante nell’erba. A meno di miracoli sportivi, insomma, pare che per molto tempo sarà difficile goderci altri “shoey“.