La rivalità che intercorre ormai da tempo tra Marc Marquez e Valentino Rossi non è certamente un mistero. Il pesarese ancora oggi rivendica allo spagnolo il mancato titolo ottenuto nel 2015, che avrebbe potuto permettergli di ottenere il tanto desiderato decimo sigillo in carriera. La situazione tra i due si è poi acuita qualche mese fa, in Argentina, dove il numero 46 è finito a terra a causa di un contatto troppo ravvicinato con il pilota della Honda. In quell’occasione i due non se le sono certamente mandate a dire, ma l’italiano non ha alcun timore di riconoscere i meriti dell’avversario, ormai sempre più vicino a laurearsi nuovamente campione del mondo.
Un avversario fortissimo
In pista anche quando si lotta per un obiettivo comune il rispetto tra avversari non dovrebbe mai mancare. I rapporti tra Marc Marquez e Valentino Rossi, invece, non sono certamente dei migliori ormai da tempo e anche il tentativo recente dello spagnolo di mediare è stato rispedito al mittente dal collega.
Il pesarese non ha però alcun timore nel riconoscere il talento dello spagnolo, che a brevissimo potrebbe conquistare il quinto titolo nella classe regina: “Penso che se guardi i numeri, Marquez può battere i miei record – ha detto “Rossifumi” in una diretta Facebook – . Ma non devo preoccuparmi, ognuno deve guardare la propria carriera e penso che la mia sia valida. Potevo vincere più Mondiali, forse il più grande rimpianto è non aver vinto il titolo a Valencia nel 2006, quando ho commesso un errore”.
Il rendimento del pilota della Honda è davvero da schiacciasassi: dal suo arrivo in MotoGp è sempre stato campione, ad eccezione del 2015, anno in cui a trionfare è stato Jorge Lorenzo, suo futuro compagno di squadra.
I miti di Vale
Insomma, Marquez sembra davvero in grado di scrivere pagine di storia del Motomondiale. In questa élite rientra certamente anche Valentino, che non ha alcun timore nell’indicare i piloti che ha maggiormente apprezzato negli anni passati: “Ognuno ha le proprie idee, potrei dire Giacomo Agostini e Mike Hailwood. Ma, dalla mia esperienza, sono cresciuto negli anni Ottanta e ho imparato molto da Wayne Rainey, Kevin Schwanz e Mick Doohan. Ma se guardiamo al numero di vittorie, Agostini e Hailwood”.
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