Doveva essere la stagione della rivalsa, del ritorno in grande spolvero. E invece, se c’erano ancora dubbi, la Ferrari deve dire addio al sogno iridato. Un commiato condensato in un piccolo ma doloroso dramma sportivo, una beffa a tratti greca e a tratti surreale, costruita sul pasticcio del sabato mattina, accentuata da una partenza fenomenale del prode Sebastian Vettel e conclusasi all’ottavo giro di gara. Terminata la Safety Car, infatti, Seb si è fatto ingolosire dalla notevole trazione della sua SF71H. Ha visto un fianco esposto di Verstappen e si è buttato dentro alla curva dello spoon: l’olandese della Red Bull ha chiuso la porta, il contatto è stato inevitabile e Vettel è finito in testacoda sulla ghiaia. Ecco, lì si sono esaurite le ultime e timide velleità mondiali e, di fatto, anche la speranza del tedesco di finire sul podio a Suzuka.
La spiegazione del protagonista
“Ci ho provato. Ho spinto al massimo fin da subito” ha riferito a caldo il quattro volte campione del mondo. Che poi aggiunge: “Ho notato subito che c’era un gap. Ci ho provato con Verstappen, ma non mi ha lasciato spazio. Non abbiamo potuto fare la curva insieme. L’incidente è stato un vero disastro. Dopo il contatto con Max, la macchina era danneggiata. L’atmosfera nel team? Con risultati simili non è facile essere ottimisti. Lavoriamo forte per tutto l’anno e quando non arrivano i risultati difficile per tutti. A volte non so che dire. Non è stato un risultato giusto per noi“.
Did @Max33Verstappen deserve a 5-second penalty for this incident? ?#JapaneseGP ?? #F1 pic.twitter.com/ooiEotu5QD
— Formula 1 (@F1) 7 ottobre 2018
Ennesimo episodio di Versbatten?
Ma non mancano le polemiche perché Vettel precisa la natura rischiosa del suo gesto ma non avventata: “Ero all’interno. Eppure, non appena mi ha visto, ha tentato una difesa al limite. Non appena capisce che qualcuno è vicino a lui, cerca, secondo me, di spingere anche quando non si dovrebbe più spingere. Guarda con Kimi: è uscito fuori pista ed è rientrato. Se Kimi avesse continuato la sua manovra, si sarebbero scontrati. Ma non è sempre giusto che l’altro ragazzo ci rimetta. Questo fa parte delle corse, non fraintendetemi. Non mi pento della mia mossa. Ma ovviamente con un’altra manovra sarebbe finita diversamente“. La sensazione è che mentre in occorrenza del contatto tra Verstappen e Raikkonen sussistevano oggettivamente responsabilità di “Crazy Max”, tempestivamente sanzionate dalla direzione corsa, nell’episodio fatidico per Vettel le dinamiche ricadono più nello stereotipo dell’incidente di gara.
“He pushes when you shouldn’t push”
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Verstappen risponde
Lui non le butta giù. Mai. “In quella curva non puoi superare. Gli ho anche lasciato spazio, ma lui non poteva entrare così stretto. Se avesse aspettato poteva avere una possibilità di passare. Io comunque sono stato attento” ribatte il giovane talento della Red Bull. Continua così: “Non sono d’accordo con la penalità per il primo contatto. Ho bloccato le ruote ed avrei benissimo potuto tagliare la chicane, mentre ho fatto del mio meglio per non trarre un vantaggio e tornare subito in pista. Kimi ha scelto di passarmi all’esterno e credo che avrebbe potuto attendere prima di compiere questa manovra visto che ero al limite con lo sterzo. Non so perché mi sia stata data la penalità, ma è stupida. Ho ricevuto una penalità di cinque secondi per questa manovra, la prossima volta taglierò la pista come ha fatto Valtteri. Stavo cercando di fare del mio meglio per affrontare la curva e non tagliarla. La prossima volta saprò come comportarmi“.