Valentino Rossi, nessun accordo con gli ex custodi: si andrà a processo

Valentino Rossi, nessun accordo con gli ex custodi: si andrà a processo

Valentino Rossi sta trascorrendo gli ultimi giorni di vacanza in attesa di ritornare in sella alla sua Yamaha, ma non sembra poterlo fare in assoluta tranquillità. A pochi giorni dall’esito positivo ottenuto nella causa contro i suoi vicini che chiedevano la chiusura del suo ranch di Tavullia, il “Dottore” dovrà affrontare un altro problema legale. Questa volta a citarlo in giudizio sono i suoi ex custodi, che chiedono un risarcimento di 114 mila euro per gli straordinari non pagati. Le due parti non hanno raggiunto un accordo e così risolveranno la questione direttamente in Tribunale.

Una nuova grana da risolvere

Il 2018 sarà certamente un anno cruciale per Valentino Rossi. Non solo perché dovrà decidere se proseguire ulteriormente la sua carriera, ma anche per una questione inaspettata che sta contribuendo a offuscare almeno in parte la sua serenità. Victor Untu e Jigan Zinaida, marito e moglie di nazionalità moldava, hanno infatti lavorato per dieci anni presso la villa del pilota a Tavullia come custodi, ma sostengono di non essere stati totalmente pagati.

I due coniugi, secondo quanto riporta Il Resto del Carlino, hanno così avanzato una richiesta di risarcimento pari a 114 mila euro. I due ex dipendenti del “Dottore” reclamano straordinari non pagati e indennità risarcitorie per sfratto e licenziamento.

Il ranch di Valentino Rossi a Tavullia (Foto: Fotoprint)

Tutto rimandato

Valentino probabilmente sperava di poter raggiungere un accordo con i due coniugi. Se questo fosse avvenuto avrebbe infatti potuto concentrarsi appieno sulla nuova stagione ormai imminente. La realtà è stata però ben diversa.

Il legale che assiste i due ex custodi, Mario Del Prete, ha provato ad avanzare una richiesta economica pari a circa la metà della cifra iniziale. Ben diverso è stato però il parere di Virgilio Quagliato, l’avvocato che si occupa di curare gli interessi del “Dottore”, che ha ritenuto la rivendicazione comunque eccessiva.

Entrambe le parti hanno presentato la richiesta di ascoltare 4 testi. In particolare l’accusa vorrebbe ascoltare il numero 46, intenzionato a spiegare il tipo di rapporto lavorativo stipulato. La sentenza definitiva è attesa per maggio 2020.

Foto immagine in evidenza: Getty Images