A pochi giorni dell’esito positivo della causa intentata da alcuni vicini che volevano la chiusura del ranch di Tavullia, Valentino Rossi potrebbe dover affrontare presto un altro problema giudiziario. Gli ex custodi della sua villa hanno infatti deciso di citare in giudizio l’ex pilota. I due, una coppia di moldavi, chiedono 114 mila euro per stipendi arretrati e straordinari non pagati.
La vendita della discordia
I coniugi Victor Untu e Jigan Zinaida, 62 e 60 anni, ex custodi della villa di Tavullia di Valentino Rossi, hanno deciso di intentare una causa nei riguardi del pilota e del papà Graziano. Come riporta Il Resto del Carlino, la coppia, licenziata alla vigilia di Natale 2016, sei mesi di indennità risarcitoria e cinque anni di straordinari non percepiti. La cifra complessiva ammonterebbe a 114 mila euro.
Come si è arrivati a una cifra così elevata? Il conto è presto fatto. L’indennità è calcolata sulla base dello stipendio mensile di Victor Untu di 2600 euro. La moglie svolgeva invece le pulizie per 1600 euro, comprensivi di tredicesima e Tfr. La somma degli straordinari non pagati ammonterebbe invece a 89mila euro.
I due hanno prestato servizio per dieci anni, ma hanno poi perso l’incarico “perché la villa veniva posta in vendita e si scioglieva la società (Domus Mea, della quale il legale rappresentante era Graziano Rossi) che ne deteneva la proprietà“. A distanza di un anno la dimora è però ancora di proprietà del nove volte campione del mondo.
Il pensiero di difesa e accusa
Il legale incaricato di difendere i due ex custodi ha spiegato nel dettaglio in cosa consisteva l’attività dei suoi assistiti. La coppia, infatti, prestava servizio in estate dalle 6.30 alle 21.30 e in inverno dalle 8.30 alle 18.30. Il compito da svolgere era decisamente impegnativo: a loro veniva richiesto infatti di un parco di 20.000 metri quadrati, comprendente piscina, giardini, una palestra con terrazza bar e varie attrezzature. I due dovevano potare le piante e tagliare l’erba periodicamente, oltre a effettuare la manutenzione di siepe e aiuole.
Come indicato nella richiesta presentata in Tribunale, i moldavi dovevano inoltre “controllare due chilometri di recinzione con irrigazione delle siepi con accensione manuale delle centraline oltre a controllare 11 porte con sensori, 9 telecamere, 21 finestre, 9 stanze con sensori, un cancello automatico, 38 fari. E poi disinfestazione da mosche e zanzare“.
Gli avvocati che assistono il pilota si sentono invece tranquilli, Virgilio Quagliato (legale di fiducia della Cgil provinciale) e Giacomo Cancellieri. Ai due ex dipendenti non è mai stato richiesto di fare straordinari, aspetto di cui si sarebbe dovuto occupare lo stesso pesarese, poco presente in casa. La difesa sostiene inoltre che i lavori di manutenzione a giardino sono state effettuati da ditte specializzate.
Foto immagine in evidenza: Getty Images