In principio fu Max Biaggi. Poi venne Sete Gibernau e il compianto Nicky Hayden, che per primo pose fine al dominio incontrastato di un Dottore che sembrava inarrestabile. Ma dopo il Kentucky Kid, con la quale la sfida si consumava esclusivamente entro i cordoli di una pista, venne Casey Stoner, un altro di cui oggi abbiamo piuttosto nostalgia; quindi Jorge Lorenzo.
Di duelli, o meglio di rivalità, Valentino Rossi ha costruito carriera e immagine. Le ha prese e le ha date, ma al momento i fatti gli danno ragione: a 39 anni è ancora lì, a giocarsi il mondiale stagione dopo stagione, curva dopo curva, polemica dopo polemica. Ed è il caso di dirlo: spallata dopo spallata. Perchè quello con Marc Marquez è uno scontro intenso, una lotta di carisma che procede a suon di nervi, oltre che di staccate.
Nonostante una certa facciata di piaggeria — un modo gentile per descrivere l’atteggiamento adulatorio, talvolta fine a sé stesso, talvolta con scopi precisi — Marquez gode di un certo rispetto nel paddock. Il suo comportamento, fuori e dentro la tuta, ha finito inevitabilmente per cozzare con il pilota più stimato, carismatico e vincente del parco, tale Valentino Rossi.
Alla luce degli ultimi avvenimenti occorsi durante il GP d’Argentina, ricostruiamo la genealogia di uno dei pochi, ultimi, veri e memorabili duelli che lo sport è in grado di proporci. Valentino contro Marc. Rossi contro Marquez.
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