L’eco più forte della domenica di Formula Uno a stelle e strisce non è la Ferrari che ammaina le vele sotto il vento impetuoso dell’imprendibile Hamilton, bensì tutto il polverone aissato dalla squalifica di Max Verstappen. Il giovane pilota RedBull è stato infatti sanzionato di 5″ per aver tagliato il cordolo con tutta la vettura durante la manovra di sorpasso su Kimi Raikkonen. La penalità lo ha buttato giù dal podio, riconsegnandolo nelle mani del finlandese che si era praticamente rassegnato a quella beffa da ultima curva. Si è trattato di una mossa che ha colpito nel cuore Verstappen, scattato dalle retrovie e protagonista di una clamorosa rimonta.
La posizione di Lauda
“Questa è la decisione peggiore che abbia mai visto, Max non ha fatto nulla di sbagliato” ha riferito il boss della Mercedes Niki Lauda, che non le manda certo a dire quando si tratta di prendere una decisione. “Siamo piloti da corsa, è ridicolo distruggere lo sport con questa decisione. Nel prossimo Strategy Group dobbaimo portare la corsa all’ordine del giorno, si sta andando troppo oltre. Avevamo anche accettato, tutti insieme, che a meno di mosse pericolose, gli stewart non avrebbero interferito: qui non c’era interferenza, quello di Max era un normale sorpasso“.
Padre e figlio contro la FIA
Fanno specie, comunque, i commenti del papà di Max, Jos Verstappen, pilota anch’egli negli anni novanta e notoriamente un personaggio abbastanza spartano. “Questa è una stronzata” ha detto apertamente nel suo profilo twitter, aggiungendo: “Scusate, ma è davvero una schifezza“. Non si è limitato a questo, però. Le invettive di Jos sono continuate per tutta la giornata di ieri, prendendo a bersaglio la FIA e i suoi commissari. Con una laconica immagine ha definito la FIA come acronimo di “Ferrari International Assistance”. A dire il vero neppure Max ci era andato leggero. Al termine del GP di Austin aveva infatto rivelato alla stampa che era stato punito “perchè fra i commissari c’è un idiota che ce l’ha con me“. Frecciatina a Mika Salo, ex pilota di F1 con cui non corre affatto buon sangue.
Perchè Verstappen ha torto
Max ha torto. Il codice parla chiaro: “I piloti devono compiere ogni ragionevole sforzo per restare in pista e non possono deliberatamente lasciarla senza un giustificato motivo. I piloti saranno giudicati se nessuna parte della vettura rimane a contatto con essa e, a scanso di dubbi, le linee bianche che definiscono i bordi della pista sono considerate parte del tracciato, al contrario dei cordoli. Nel caso in cui una vettura esca dal perimetro della pista, il conducente può rientrare rispettando condizioni di sicurezza e senza ottenere alcun vantaggio“. Le immagini on-board sono inoppugnabili; la sua monoposto è andata oltre e la penalità è motivata.
Perchè Verstappen ha ragione
Ma Max ha anche ragione: perchè se il codice parla chiaro è oggettiva una certa latenza di giudizi da parte dei commissari. Più volte durante il GP, e persino nelle qualifiche, diversi piloti si sono trovati a compiere – in misura più o meno accentuata – la stessa traiettoria poi sanzionata a Verstappen. Adesso si potrebbe obiettare che i piloti beccati a farlo non si trovavano in regime di sorpasso, ma effettivamente un caso analogo c’è, perché Sainz ha infilato Ocon proprio nella stessa curva. E allora perchè nessuno di loro è stato sanzionato? La Fia non risponde.
Tiriamo le somme
Oltre il discorso etico dello sport, che Lauda e tanti altri vorrebbero sbandierare con non poche ragioni, risulta evidente una sbagliata gestione dei regolamenti da parte della direzione. E se non sbagliata perlomeno anomala. In tutto ciò c’è comunque da considerare il fatto che ci troviamo agli sgoccioli della stagione, quando le trame fuori e dentro la pista s’intrecciano e i nodi vengono al pettine. Gli arbitri dovrebbero essere oggettivi ma si sa: una volta danno, una volta tolgono. E in quest’occasione, in modo intrinsecamente lecito ma esplicitamente ingiusto, a Verstappen hanno tolto. La certezza è che non ci si rivolge così all’istituzione, quindi un’ammonizione per cattiva condotta Max se la merita tutta. E magari anche il papà.