Un mandato di arresto internazionale è stato emesso dall’Interpol contro Carlos Ghosn, l’ex ad del Gruppo Nissan-Renault-Mitsubishi Motor, fuggito dal Giappone in Libano dove era in libertà vigilata, ne danno notizia le autorità libanesi. Si apprende anche che il Giappone avrebbe permesso all’ex CEO di tenere un secondo passaporto francese, con il quale l’ex manager sarebbe presumibilmente entrato in Libano fuggendo da Tokyo, lo scorso 31 dicembre.
Mandato d’arresto internazionale dell’Interpol contro Carlos Ghosn
Stando a quanto riportato da Ansa, Carlos Ghosn avrebbe avuto 2 passaporti francesi e, per ragioni legali, sarebbe riuscito a rientrare in possesso di uno di questi lo scorso maggio. Avrebbe però dovuto tenerlo sotto chiave. A novembre del 2018, l’ex CEO del Gruppo Nissan-Renault-Mitsubishi Motor era stato tratto in arresto in Giappone con le accuse di abuso di fiducia aggravata, frode fiscale e appropriazione indebita di fondi della sua ex società. Lo scorso 31 dicembre, le autorità giapponesi avrebbero revocato la libertà vigilata all’ex CEO disponendo la confisca di 12,3 milioni di euro.
La fuga di Carlos Ghosn diventa un caso internazionale
Pare che tra Giappone e Libano non ci sia alcun trattato di estradizione. Ciò potrebbe creare dei problemi per quanto riguarda la consegna di Carlos Ghosn alle autorità nipponiche da parte di quelle libanesi. Il 31 dicembre, sarebbe stata eseguita una perquisizione nella casa dell’ex ad del Gruppo Nissan-Renault-Mitsubishi Motor e sequestrate le immagini dei sistemi di videosorveglianza al fine di individuare eventuali complici.
Intanto, Agnes Pannier-Runacher, il segretario di stato all’economia e alle finanze francesi ha escluso la possibilità dell’estradizione “perché la Francia non estrada i suoi cittadini“. “Se arriverà qui applicheremo a Ghosn le stesse regole che applichiamo all’uomo della strada“, ha aggiunto il segretario. Il jet privato con cui l’ex manager sarebbe giunto in Libano nascosto all’interno della custodia di uno strumento musicale sarebbe stato turco, motivo per il quale anche in Turchia sarebbero in corso indagini e sarebbero già state interrogate diverse persone, tra le quali anche 4 piloti, come riporta Ansa.